Come direbbe Renzi, “a Genova è stato fatto l’impossibile”.  Tanto per dirne una: sono riusciti a ormeggiare anche la scaramanzia. Meglio: a mandare a fondo la iella,  a farla inabissare, sparire dalla faccia del porto. Almeno nelle intenzioni. Insomma, non sarà un caso se tra quelle che ora reggono la Concordia  saldamente avvinta al suo ultimo molo  c’è anche la “bitta che non c’è”. Eh già, perché 13 son le nuove bitte montate per far attraccare il relitto navale più scalognato del mondo, ma se provate a contarle, a seguire la numerazione lungo la banchina rischiate di confondervi. Dunque: ….10, 11, 12 …..14! E la 13? Mai stata lì. Chiedete pure in giro. “Mai vista”, risponderanno tutti con  lo sguardo perso al largo, oltre l’orizzonte dell’indifferenza.

Il fatto è che il montaggio-bitte è stato pesantemente condizionato da quell’indefinibile senso della scalogna che spinge anche i marinai più scafati ad ancorarsi a inequivocabili e corporei gesti di scongiuro.  Ma non bastava aggiungere una bitta e farne 14 giuste giuste? Sì, forse sarebbe stata una buona idea. Per restare tutti un po’ più sereni. O, come direbbe Renzi,  per #nonportarsisfigadasoli.

Gianluigi Schiavon