16 marzo 2059

Oggi è un giorno speciale: compio 100 anni. Non c’è da stupirsi, ormai è normale, la medicina ha fatto passi da gigante. Probabilmente dovrei festeggiare. Ma non so con chi: vivo da solo. Ah, no, non mi abituerò mai: in effetti, qualcuno in casa c’è. Ora la chiamo: “Magda!”.

Arriva silenziosa e discreta come sempre. Per forza: lo sarei anch’io se girassi su cuscinetti rotanti a idrogeno. Mi guarda disponibile e instancabile. Grazie tante: farei uguale se potessi collegarmi a batterie al litio intro-rinforzato. D’altra parte, meglio così: Magda è la mia badante. Ed è un robot. Perciò sa fare un sacco di cose: mi ricorda quando devo prendere le medicine, mi accompagna al parco, fa la spesa e mi rimbocca il letto, poi veglia su di me tutta la notte (non chiude occhio, ha la ricarica automatica), mi controlla anche la pensione, con l’home banking, via computer (per lei è facile, tra macchine si intendono). Non le manca nulla. Beh, quasi nulla.

La voce, ad esempio, mi dà un po’ sui nervi. E’, per così dire, artificiale. Meglio: senza sentimento. Quando mi dice “Buongiorno, George” le tirerei un ceffone (ma lascio perdere, ha una faccia di bronzo, cioè, d’acciaio).

Magda si occupa di me. Magda non sbaglia mai. Magda è sempre presente. Ma se ride alle mie battute, non riesco a impedirmi di pensare che è programmata per farlo. Se piange perché le racconto le mie paure, sono certo che finge: le ghiandole lacrimali a ultrasuoni sono state studiate per reagire al tono della mia voce.

Ora è qui vicina, accanto a me, come al solito. Irreprensibile e previdente, ha già portato la torta. Ecco, sta per dirlo, me lo sento, non posso evitarlo: “Buon compleanno, George”. Me l’aspettavo: nessun sentimento. Neanche stavolta.

Oggi è un giorno speciale. Per me. Ma non per Magda. Lei sa far tutto, proprio tutto. Tranne una cosa: amare.

                       Gianluigi Schiavon