DENTRO un viaggio che ti resta impresso nella memoria c’è sempre una suggestione forte, l’impronta di un’emozione che accende la fantasia. E’ come se all’improvviso il velo del tempo cadesse, se le civiltà perdute tornassero a vivere sotto i nostri occhi. E’ come se la terra restituisse per miracolo quello che la sabbia ha inghiottito o le catastrofi naturali hanno cancellato.

Non c’è bisogno del Terzo occhio per immergersi in questa realtà parallela, per rivivere oggi le sensazioni di chi è passato in quegli stessi luoghi migliaia di anni prima. E’ un’emozione che si coglie fortissima a Santorini, l’antica Thera, l’isola delle Cicladi che ospitava il gigantesco cono vulcanico che finì per inghiottirla, cancellando forse una mitica civiltà. Ecco il cuore di quelle sensazioni incancellabili che ho annotato su un taccuino di viaggio.

”CAMMINO sul bordo di un mondo perduto. Case immacolate e tetti blu cobalto sono la risposta ostinata e gentile dell’uomo alla forza della natura. Quattrocento metri più in basso, nel fondo del mare, c’è la bocca del vulcano che ha spento migliaia di vite, una civiltà e una fetta di storia, prima di uccidere anche se stesso con l’ultima fragorosa esplosione.

Eppure in questa costa arida e brulla, in questo lembo di terra che sembra strappato al furore degli dei, c’è un sapore di eterno, un respiro quasi magico. Il mondo perduto riappare nelle spelonche dei carvernicoli, nei reperti degli scavi, nella leggenda di Atlantide, il continente scomparso. Le cicale cantano impazzite, il cielo è blu terso, il bianco delle case è abbagliante come uno specchio che rimanda una luce infinita e trasfigura il paesaggio. Turisti scendono a dorso di mulo dalle pendici del monte, la teleferica sfida la natura con i suoi cavi d’acciaio.

C’è forza e vita, c’è storia e suggestione in questo spicchio di paradiso perduto. Ti manca solo di incrociare lo sguardo fiero di un uomo di Atlantide per completare il miracolo. Ma quando la domestica di un notabile dell’isola ti spalanca la porta con i capelli nerissimi, il naso affilato e l’occhio profondo della ’Parigina’, la donna ritratta in uno dei più celebri dipinti della civiltà minoica, pensi che il tempo sia un unico grande fiume”.