Non c’è pace per l’auto in questo 2012 dai contorni apocalittici. La profezia dei Maya sembra applicarsi perfettamente al mondo delle quattro ruote. A fine anno il mercato delle auto nuove segnerà un minino storico di vendite che riporterà indietro l’orologio del tempo al 1978. Mentre le grandi case e i concessionari si arrabattano fra offerte speciali, restyling, prezzi stracciati, supergaranzie e motorizzazioni alternative, dal governo Monti arriva un altro colpo letale all’automobile.

La legge di stabilità, approvata a notte fonda, smussa l’Irpef ma aumenta 1 punto di Iva a partire dal luglio del 2013. Un provvedimento che rischia di tradursi in un ulteriore salasso per il consumatore. Un punto di Iva corrisponde in media a circa 220 euro per ogni auto venduta, un balzello davvero importante, considerando che il mercato ha già dovuto digerire un primo aumento della tassa sul valore aggiunto. Chi comprerà un’auto dal luglio prossimo si troverà sul groppone 440 euro in più da pagare rispetto all’era pre-Monti.

E’ UNA POLITICA che il presidente di Federauto (l’associazione che raggruppa i concessionari italiani), Filippo Pavan Bernacchi, definisce suicida. La degna conseguenza dei colpi quasi letali inflitti ai comparti della nautica e delle auto di lusso. Il ragionamento di Bernacchi è lineare: la politica del premier colpisce i consumi e rischia di far morire le imprese, creando disoccupati a catena. Nel settore dei concessionari d’auto sono a rischio 220 mila posti di lavoro, mentre il mercato è sceso del 40 per cento rispetto al 2007.

E in più c’è un dato clamoroso che rischia di trasformare in un gigantesco autogol i provvedimenti presi dal governo. Se le tendenze del mercato saranno confermate, a fine anno l’Erario introiterà 108 milioni di euro in meno fra Ipt, Iva e bollo. Il calo dei consumi, scoraggiati dalla crisi e dalle misure fiscali, finirà per scaricarsi proprio sulle casse dello Stato. Ecco perché, aldilà dei già contestati incentivi alle auto elettriche o ibride, è importante che il governo dia un segnale chiaro al mondo dell’auto: qualcosa che corrobori la tendenza degli indicatori di fiducia (che nell’ultimo mese stavano risalendo), e produca effetti immediati sul mercato. E qui l’unica strada da battere sembra quella già percorsa dal governo francese: ridurre le accise sui carburanti, innescando un ciclo virtuoso, capace di segnare un’inversione di tendenza nel mercato della crisi.