La caduta di meteoriti nelle pianure della Russia e a Cuba ha rinnovato timori ancestrali. Quelle palle di fuoco che illuminavano il cielo, il forte boato prodotto dal loro ingresso nell’atmosfera, l’ampia scia di fumo nell’azzurro terso del mattino hanno seminato panico e inquietudine.
A molti è venuto naturale ricondurre il fenomeno al passaggio dell’asteroide 2012 DA14 , che in queste ore sfilerà nel cielo a 20 mila chilometri dalla Terra. Il meteorite in questione pesava, secondo gli esperti, dieci tonnellate prima di essere filtrato dall’atmosfera e aveva un diametro decisamente più piccolo dei 50 metri di DA14. Ma il fragore con cui ha solcato lo spazio e la potenza dell’impatto, prima si sfracellarsi al suolo in migliaia di frammenti, ci fanno capire che tipo di cataclisma potrebbe abbattersi sulla Terra se un corpo celeste di mole consistente sfuggisse alla prigione di fuoco dell’atmosfera.
Senza unirsi al coro delle anziane russe che piangono e predicano l’imminente fine del mondo, restano le suggestioni forti che vengono dalla storia e dal mito: le palle di fuoco bibliche che cancellarono Sodoma, il cataclisma che provocò l’estinzione dei dinosauri, i segni celesti che da sempre si ricollegano a grandi eventi.
Con il Papa che ha appena riscritto la storia, interrompendo il suo pontificato, con il mondo in continua deriva di valori e obiettivi, anche la pioggia di meteoriti può assumere la forza si un simboo. Può diventare un segno, un messaggio, un richiamo alla nostra fragile condizione di uomini esposti ai capricci dell’universo. Senza tremori e senza paure sconsiderate, proviamo a cogliere questo invito, a riflettere su di noi e sulla nostra capacità di costruire il domani. A dispetto della crisi e delle ansie che ci angosciano.