Penso ai cardinali chiusi nella Cappella Sistina per l’elezione del nuovo Papa. E ne ricavo un senso di pace assoluta. Raccolti in Conclave, lontani dal mondo, soli con le loro coscienze, i Grandi Elettori devono operare una scelta che è insieme umana e divina. Lo fanno sotto il dito ammonitore del Cristo di Michelangelo fra contemplazione e preghiera. E’ un rituale millenario, una dimensione eterea e immutabile che li colloca quasi fuori dal tempo e dallo spazio. Come la folla che aspetta in piazza San Pietro, cercando di decifrare i segnali di fumo che arrivano dal comignolo della Cappella Sistina. Idealmente fermo è anche il mondo della cristianità e quello laico, che guarda con occhio scettico, ma sempre attento e interessato, all’elezione del nuovo Papa.
Dopo il giuramento e l”’extra omnes”i cardinali sono soli con se stessi, calati in un ruolo che trascende la propria essenza umana, alle prese con lo Spirito Santo e loro coscienze di uomini.
Forse vorremmo tutti essere fra quelle nobili mura, vicini al grande affresco del Giudizio, per scrutare meglio dentro noi stessi, per guardare al domani con serenità nuova, con scelte meditate, per aspettare un segno che ci illumini.
In questo attimo di eternità, in questo tempo sospeso, che la scelta del nuovo Papa può prolungare per ore e giorni, ci sentiamo tutti dentro la Cappella Sistina. Aspettiamo un annuncio, un raggio di luce che ci rischiari la via. Aspettiamo un filo di fumo bianco che riannodi i fili del tempo e faccia ripartire il mondo.