Nel nome di San Francesco, il primo Papa sudamericano della storia ha subito conquistato il calore della piazza e l’amore della gente. Anche se il suo italiano era venato di inflessioni argentine, l’approccio è stato caldo e caloroso e alla folla oceanica di piazza San Pietro ha trasmesso la sensazione di una profonda umanità.
L’eloquio chiaro e l’atteggiamento dolce lo ha immediatamente accostato alla semplicità rivoluzionaria di Giovanni XXIII, il Papa Buono che aveva parole di conforto per i bambini, per i carcerati, per tutti gli umili.
Con grande naturalezza, davanti alle telecamere di tutto il mondo, il cardinale Bergoglio ha sovvertito il rituale classico della benedizione, chiedendo di essere benedetto lui per primo dal popolo, nel nome di Dio. Ha ricordato scherzosamente le sue origini (”mi hanno portato qui dalla fine del mondo”) ha invitato la gente a sentirsi parte viva della Chiesa. Il Papa umile, come denuncia la scelta del nome di Francesco, va incontro alla gente e prefigura una Chiesa più povera e integra, capace di unire la cristianità e il mondo.
Quest’uomo di 76 anni vigoroso e lucido, semplice nei modi e capace di commuovere al primo incontro, promette di cambiare profondamente la Chiesa, di darle un’immagine nuova e al passo con i tempi, come accadde con il Concilio Vaticano II. E anche in questo è bello associarlo all’immagine di Giovanni XXIII, il Papa che promosse la grande svolta degli anni Sessanta.
Buon viaggio arcivescovo di Buenos Aires, da stasera Papa Francesco I.