ADDIO inzgnir, addio ingegnere. Vorrei salutare così l’amico Diego Maver, per 22 anni dirigente del Carlino con la qualifica di vicedirettore generale. Dentro il giornale ha dettato legge dal 1969 al 1991, quando se ne è andato in pensione congedandosi con un videotape che ancora conservo fra le cose più care, come un’istantanea fedele di quegli anni pieni di speranza e di entusiasmo. Maver vi compare intervistato da Nando Macchiavelli con il direttore Marco Leonelli, l’allora capocronista Gabriele Canè e chi scrive, a quei tempi responsabile dei servizi sportivi. Ma quel video è soprattutto il tributo d’affetto dell’ingegnere per la Poligrafici, il Resto del Carlino e per il cavalier Attilio Monti, che lo volle per tanti anni al suo fianco come dirigente, amico e confidente.

IN QUELLE immagini scorrono i dati di diffusione del Carlino, della Nazione e del Piccolo (allora parte del gruppo) e la capillare struttura delle pagine provinciali. In quel video si celebra la tiratura record per il mondiale ‘82, si glorifica l’innovazione tecnologica con l’introduzione dei computer e la fine della lavorazione a freddo.
Maver mostra orgoglioso quegli schermi punteggiati di scritte verdi che avrebbero segnato una svolta epocale nel mondo della stampa e assicurato a lui una piacevole compagnia nei lunghi anni della pensione.
L’ingegnere era un dirigente dal tratto deciso, un uomo ruvido, difficile da accostare. Eppure sapeva aprirsi alla risata, risolvere con bonomia le situazioni più intricate e le tensioni con giornalisti e poligrafici. Tutti gli riconoscevano una sostanza umana che ne smussava gli spigoli. Capitò anche a me di dover decidere con lui i dettagli operativi della spedizione ai mondiali del Messico ’86 dei nostri giornalisti. Cominciò con cipiglio fiero, disse che da quel lontano paese sarebbe stato proibito l’uso del telefono: troppo caro, solo telex per carità. Ma quando gli dissi che senza telefono avremmo bucato le chiusure e perso la stima dei lettori, l’ingegnere fu pronto a convertirsi. L’uomo inflessibile si piegò alla ragione e io cominciai a scoprire il vero volto dell’«inzgnir». Dietro la scorza da duro c’era il sorriso di un padre.