Ciao Rolly, mi è dispiaciuto non salutarti a Cortina. Poco meno di un mese fa ero sulle tue montagne, ho chiesto di te e mi hanno fornito un numero di telefono. Erano ormai le dieci di sera, mi sono concesso qualche squillo soltanto. E tu non hai risposto. Ho pensato: ritornerò a salutarti alla prima occasione, vecchia quercia. E invece ci hai salutato tu. A 92 anni hai preso le vie di quel cielo che confina direttamente con la Gran Tofana.
Ti rivedo ancora, nell’autunno del 1986, entrare in redazione con quel cappello a larghe falde. Altissimo, elegante, gli occhi grandi e chiari, la parlata trentina. Da un anno ero capo della redazione sportiva e tu saresti diventato di lì a poco nostro prestigioso collaboratore. Mi consegnasti un pezzo che cominciava ”Cadono le foglie, arriva novembre e comincia il tempo dello sci”. Un rituale che si sarebbe ripetuto per anni ad ogni inizio della stagione agonistica.
La neve e la sua gente erano il tuo mondo da sempre. Quarant’anni di Giochi olimpici (dal 1936 al 2006), l’invenzione del Trofeo Topolino per avvicinare i giovanissimi alle piste, il ruolo di speaker ufficiale ai Giochi di Cortina del 1956.
Parlare con te, Rolly, era come sfogliare un almanacco vivente dello sci, da Zeno Colò ai giorni nostri. Il tuo arrivo, come collaboratore al Resto del Carlino, coincise con il periodo più fulgido per il tuo sport favorito. Proprio in quegli anni esplose il fenomeno Tomba. E con Alberto la Bomba anche la diffusione del Carlino subì un brusca impennata. Tu e il giovane Leo Turrini foste i cantori di quelle imprese, i moderni aedi di un campione senza uguali.
Dalla Coppa del mondo alle Olimpiadi, fino ai mondiali di sci raccontasti le qualità e i segreti tecnici di Alberto, mentre Turrini scavava dentro le pieghe di un personaggio formidabile per la sua semplicità, un simpatico, adorabile naif.
L’epicentro del tuo mondo restava Cortina, è in quell’oasi dorata che hai scritto i tuoi libri dedicati alla neve, creato una rivista di successo, incontrato i grandi italiani di cui sei diventato amico, da Dino Buzzati a Federico Fellini. Per Bologna avevi un trasporto particolare hai voluto presentare qui il tuo libro ”La buona neve” e lì ci siamo incontrati e ritrovati con piacere dopo anni di lontananza.
Mi hai chiesto di scrivere per la tua rivista, hai sprigionato calore e simpatia e una vitalità che sembrava inossidabile alla legge del tempo. Ti ricorderò così, un gentiluomo d’altri tempi calato nel mondo di oggi, un vero innamorato dello sport e della vita. Con la voglia di scoprire sempre una nuova frontiera.