Sindrome zero anche contro il Sassuolo. E per il Bologna fanno 426 minuti senza segnare un gol. Un’astinenza così suggerisce scenari inquietanti per la squadra di Ballardini e solo la mediocrità delle avversarie consente oggi al Bologna di avere tre rivali dietro le spalle.
E’ vero che la settimana internazionale ha sottratto molti giocatori a Ballardini e che la preparazione vera è scattata solo venerdì. Ma il primo tempo del Sassuolo (con traversa di Sansone) è stato più convincente e soltanto nel finale di gara il Bologna ha espresso una manovra d’attacco degna di questo nome.
Infortuni e squalifiche a parte, non vorrei che il tecnico rossoblù si facesse prendere dalla smanie di sperimentazione che già tradirono Pioli. Vedere in campo Mantovani in un ruolo non suo (esterno offensivo), Ibson come secondo attaccante e inserire in sequenza Acquafresca e poi Paponi significa sì esplorare per intero le potenzialità della rosa, ma anche limitare la qualità del gioco e la pericolosità della squadra.
Anche perché il Bologna ha già dimostrato sul campo di aver trovato un assetto attendibile e gli uomini giusti per interpretarlo. Riassumiamo: Antonsson, Natali e Mantovani in difesa, Khrin, Perez e Lazaros centrali di centrocampo, Garics (o Crespo) e Morleo esterni, con Cristaldo e Bianchi in avanti. E’ questa la squadra più credibile, quella che può risolvere l’equazione proibita del gol senza prendere troppi rischi in difesa.
Le variabili importanti si chiamano solo Ibson e Kone. Il brasiliano è al momento uno staffettista ideale per i tre ruoli di centrocampo, mentre non può fare la seconda punta, come è apparso chiaro col Sassuolo. Il greco invece merita spazio per le sue accelerazioni e forse potrebbe trovarlo sui lati del campo al posto di Garics o di Morleo.
Battendo la strada della logica e dell’equilibrio, il Bologna può ritrovare se stesso e perfino il gol. Ma deve cominciare subito: Livorno e Cagliari sono le partite della verità.