In gergo cestistico si chiama ‘tagliafuori’. E’ quello che Albano Guaraldi ha fatto con Joe Tacopina e Joey Saputo, la coppia americana che era pronta ad acquistare il Bologna. Per il suo tagliafuori Guaraldi non aveva spalle abbastanza larghe e così ha deciso di servirsi di un pivot (in senso economico) cioè Massimo Zanetti. Uomo forte di Bologna 2010, già presidente rossoblù, l’imprenditore trevigiano si era defilato sotto la spinta del rampante Albano e dei soci minoritari, relegandosi a un ruolo di silenzioso esule del calcio ma con 4 milioni di euro investiti nella casse rossoblù.
Proprio per tutelare quel vecchio investimento e l’imminente sbarco in Borsa del marchio Segafredo, Zanetti ha deciso ieri, dopo mesi di silenzio interrotti solo da promesse (”se c’è bisogno sono sempre qui”), di sottoscrivere l’aumento di capitale, consentendo la sopravvivenza del Bologna anche senza i soldi di Tacopina e Saputo.
La mossa, in altri tempi invocata a furor di popolo, ha preso in contropiede i tifosi del Bologna e un’ intera città che ormai assaporava un futuro a stelle strisce nel segno del dollaro e di una rinascita annunciata. Oggi la mossa di Zanetti risulta intempestiva e controcorrente. Perfino il sindaco Merola si era sbilanciato a favore di Tacopina, invocando un passo indietro di Guaraldi per consegnare il Bologna a più fulgide sorti.
E invece arriva il colpo di scena firmato da Zanetti che porta con sé un’aggravante: la postilla con la quale il re del caffè conferma la sua fiducia ai quadri dirigenti, all’allenatore e alla squadra. In altre parole c’è l’alto rischio che il Bologna, salvato dai capitali di Zanetti, resti nelle mani di Guaraldi, il presidente già giubilato da una città intera. Con un posto nel direttivo della Lega di serie B e un permesso in tasca per costruire il nuovo centro tecnico di Granarolo, Albano l’ostinato non ha alcuna voglia di farsi da parte. Ma Zanetti può lasciare i suoi capitali nelle mani di chi ha dimostrato di non saper gestire la società e la squadra? Può affidarsi ancora una volta all’uomo che ha trascinato il Bologna in serie B e in una crisi di liquidità che gli impedicce di programmare il domani?
Il passo obbligato dell’intempestivo Zanetti è quello di reclamare la presidenza per sè, di allontanare Guaraldi dal leve del potere, di ridare credibilità al Bologna sotto le insegne di una società che cambi uomini e strategie. Altrimenti Bologna non potrà che rimpiangere il sogno Tacopina e queste settimane di dolci illusioni a stelle e strisce.