Un saluto al Salsiccione Haug
Vorrei dedicare la riflessione del week end a Norbert Haug.
Premetto che sono d'accordo con chi sta sussurrando: ma va là, dedicati piuttosto alle forme di Monica Bellucci.
Ma insomma.
Ho conosciuto il Salsiccione, come sempre ho avuto modo di chiamarlo, nella seconda metà degli anni Novanta. Quando cioè Mercedes, dopo le timide esperienze con Sauber, convolò a giuste nozze con la McLaren.
All'epoca i motori contavano.
C'è stata, lo dico per i più giovani, una Formula Uno nella quale non era determinante, quasi in esclusiva, la componente aerodinamica.
C'è stata una Formula Uno nella quale i motori si potevano spaccare, proprio perchè sollecitati al limite.
Poi è cambiata la filosofia del Circo a quattro ruote e ci siamo ritrovati nella odierna dimensione.
Sfido chiunque, ma sul serio, a dichiarare di aver riscontrato eclatanti differenze tra un propulsore Renault, un Ferrari, un Mercedes nelle ultime tre o cinque stagioni.
E qui si arriva all'addio di Haug.
Ovviamente non conosco le ragioni autentiche dell'addio.
Può darsi fosse stanco. Può darsi lo abbiano cacciato. Può darsi si sia innamorata di una gitana venuta dalle sabbie del Marocco e abbia deciso di riservare a lei la seconda parte della sua esistenza.
Non lo so.
Di sicuro Haug, fin quando Mercedes non ha decretato di comprarsi la Brawn, era una specie di icona ambulante.
Pensateci.
2008, Hamilton campione con il motore Daimler Benz.
2009, Brawn in paradiso, sempre con il propulsore con la stella sotto le chiappe di Button.
Poi c'è stata l'operazione Deutschland Uber Alles, Schumi al seguito, il Mangiabanane trasformato in multimilionario in euro e il seguito è noto.
A me non resta che l'epitaffio.
Haug è un uomo che ama le corse. Sarebbe piaciuto a Enzo Ferrari, per la sua visione degli eventi corsaioli. Non l'ho mai visto briatoreggiare e nemmeno scoreggiare in senso metaforico in faccia alla gente che ama le quattro ruote. E' un signore, molto tedesco, con una certa cultura del Motor Racing.
In breve: era il mio Salsiccione preferito.
Forse, come Schumi, non sarà la F1 a mancare a lui.
Saranno loro, lui e Michael, a mancare alla Formula Uno.