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Cosa avevano in comune Moratti e MontezemoloLeo Turrini - 23 ottobre 2014

Quando dico che ormai si avvicina il tempo di chiudere, penso anche ai cicli che si concludono.

Non intendo annoiare nessuno con i ‘paralleli’ calcistici: diciamo che aiutano a riempire le settimane senza Gran Premi, no?

E insomma, Moratti e Montezemolo sono stati, in ambiti diversi, i ‘miei’ presidenti.

Miei amici.

Anticip0 le sagge obiezioni da livore internettiano: ah, ma non hanno mai lavorato in vita loro, ah, uno figlio di mega petroliere e l’altro pupillo di Gianni Agnelli, ah, una vita tutta in discesa, ah, li volevo vedere se si fossero chiamati Scannarozzi e Cannavacciuolo.

Perfetto. Al limite, condivido pure.

Dopo di che, sempre lasciando il giudizio ai posteri (visto che i poster delle loro vittorie non sono sufficienti, per carità), dirò cosa mi è piaciuto di entrambi, attraverso una vita di cronista di periferia e di marciapiede.

Io ho amato la passione di Massimo e di Luca.

Sentivo che erano innamorati dell’Inter e della Ferrari esattamente quanto me (di più, temo sia impossibile).

Ho visto le loro sofferenze e le loro gioie. Gli errori e le genialate. Le folli e i colpi di saggezza.

Ho visto e mi divertiva un sacco una cosa: magari stavano trattando uno di raffinerie con i sauditi e l’altro di salari a nome di Confindustria con i sindacati, ma un istante per rispondermi su Javier Zanetti o Michael Schumacher lo trovavano sempre.

Auguro a chi farà il mio mestiere, certamente meglio e sicuramente in maniera diversissima, fra un decennio o fra un secolo, ecco, auguro a chi farà il mio mestiere di trovare ancora due presidenti così.

Poi, se si fossero chiamati Scannarozzi e Cannavacciuolo, eh, però, mah, forse…

Ps. Stavolta grazie a Romborosso per l’idea del post. Se poi il coyright fosse del mio amico Emiemi, mi scuso in anticipo, ci mancherebbe.