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Oscar Orefici ha tagliato l’ultimo traguardoLeo Turrini - 26 ottobre 2014

Raccontavo l’altro giorno del disagio che si prova quando ci si comincia ad accorgere che la foresta degli amici si sta restringendo, prima diventa un boschetto, poi un giardino, poi…

Mentre stavo pubblicando il post precedente, su 4P e il Cola, sono stato trafitto dalla notizia che anche Oscar Orefici se ne è andato.

Faceva il mio mestiere e lo faceva con una passione tutta speciale, soprattutto quando di mezzo c’erano i motori.

Faceva il mio mestiere e io ero bambino e ogni settimana mettevo i soldi da parte perchè c’era in edicola un periodico chiamato ‘Martedì Sport’, carta lucida, bellissime foto a colori, servizi fantastici sulla Ferrari che dominava, nel 1972, il mondiale marche.

Una vita dopo avrei scoperto che il giovane responsabile di quella rivista era lui, Oscar.

Gli ho voluto bene, era un po’ un fratello maggiore, sempre garbato nei modi, pungente nelle osservazioni critiche. Un pioniere della tv extra Rai, lui che a metà anni Settanta per la Rai aveva saputo confezionare servizi memorabili a proposito di Lauda e di Hunt.

Ci siamo sentiti al telefono meno di un mese fa. Non mi aveva nascosto i suoi stati d’animo e ci eravamo promessi di trascorrere un po’ di tempo assieme, per ridere un po’, compiangere la caduta del nostro comune amico Montezemolo e immaginare la Formula Uno tra vent’anni.

Oh, insomma.

Sapete, bisognerebbe, tutti, quando viene il momento, andarsene come Yoda in Guerre Stellari, semplicemente dissolvendosi, evitando lo strascico inevitabile delle sofferenze.

O forse no.

Anche il dolore è memoria.

Ciao, Oscar.