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Mattiacci-gate, un’investigazioneLeo Turrini - 27 novembre 2014

Quasi trenta anni fa, la Ferrari licenziò improvvisamente un suo pilota.

Il pilota si chiamava Renè Arnoux.

Della sua cacciata non fu mai fornita alcuna spiegazione. Nè il diretto interessato aprì bocca sull’argomento.

In merito, io credo di aver appurato la verità nel 2005 e nemmeno sono sicuro che sia proprio completa, inoltre non posso provare ciò che suppongo di sapere e morta lì.

Temo che per il Mattiacci-gate, come chiameremo la vicenda della brusca estromissione dalla azienda del capo del reparto corse, dopo meno di otto mesi di lavoro, ecco, finirà alla stessa maniera.

Io so che tu sai che io so, però nessuno parla e buona notte.

Quello che segue è l’esito dell’investigazione commissionatami dal cloggaro Quattropalle, al quale reverente rivolgo un caro saluto, rammentandogli che grazie ad Obi (Uan Kenobi) almeno non abbiamo perso il derby.

1) Tra la Ferrari e Mattiacci è maturata una rottura che ‘tecnicamente’ viene definita alla stregua di ‘fine del rapporto fiduciario’ tra l’azionista e il manager.

2) Secondo autorevoli fonti itali-americane, la disintegrazione del legame è stata generata da situazioni NON riconducibili alle poche settimane e mezzo spese da Mattiacci al vertice della Ferrari da Gran Premio.

3) Quindi tutta la faccenda di Alonso (e di Vettel) non c’entra assolutamente una beata mazza. Tant’è vero che proprio Mattiacci, fino all’ultimo, ha gestito la doppia, complessa operazione. Ed è sintomatico che nella famosa lettera (scarlatta, cioè rosso sangue) ai dipendenti del reparto corse il presidente Marchionne si sia sperticato in elogi per la coppia Seb-Kimi, sottolineandone la capacità di fare squadra. Sottinteso: qualcuno squadra non la faceva.

4) Ma come cantava Lucio Battisti, e gia/che la verità/è solo una interpretazione fin che il contrario non accadrà ti puoi avvicinare e questo servirà.

Servirà? O bisogna tener conto anche di quanto segue?

5) Non è stato Ecclestone a determinare il funereo epilogo dell’era Mattiacci. E’ fuori discussione che Mattiacci, per i suoi modi, non piacesse ai vecchi boss della F1, Todt compreso (non si erano amati molto, quando Marco stava in Asia e Jean era l’ad della azienda). Ma non esiste che a scegliere il team principal del Cavallino siano degli…esterni. Anche perchè Marchionne, in nome degli interessi Ferrari, dovrà fare la guerra, a quei vecchi boss.

6) In compenso è vero che Mattiacci, all’interno della Ferrari, alimentava più di un dubbio per il suo approccio alla materia. All’inizio si diceva fosse Montezemolo a fargli da ‘tutor’, ma è parso strano che all’insediamento non avesse chiesto manco un feed back a Domenicali, che pure era stato al vertice per anni. E nemmeno a Piero Ferrari, che in fondo di corse ne mastica, Mattiacci ha mai ritenuto di dover chiedere, se non un suggerimento, una opinione.

7) Luca Marmorini, capo dei motoristi, è stato cacciato senza che Mattiacci abbia ritenuto di doverne accogliere la testimonianza, per quanto di parte. Contestualmente, i responsabili della progettazione sono tranquillamente rimasti al loro posto.

8) L’inesperienza specifica era stata messa in conto, al momento della nomina, da Montezemolo, visto che nessuno nasce imparato, per dirla con Totò. A distanza di mesi, chi ha preso il posto del neo presidente di Alitalia (a proposito: dalle auto ai treni agli aerei, a LCDM non resta che provare l’ebbrezza di bicicletta e monopattino) ha ritenuto si trattasse di un limite inaccettabile. E infatti la scelta di Maurizio Arrivabene va in direzione opposta.

9) Follow the money, ancora. Sarebbe interessante sapere come impatteranno, sulle risorse da destinare al reparto corse, le complicate girandole di operazioni che porteranno Ferrari in Borsa e che sposteranno liquidità per oltre due miliardi da euro da Maranello ad altri lidi. Simili strategie appartengono ovviamente all’azionista, è possibile che il manager (dei Gp) non ne condividesse gli effetti. Anzi, facciamo che è quasi certo.

10) Tutto ciò premesso, tacendo i diretti interessati, la verità vera non la accerteremo mai, cioè io la scoprirò nel 2034 ma all’epoca nessuno si ricorderà più di me (e non sarà grave) e forse nemmeno della Ferrari (e questo sarebbe gravissimo).