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Con Stella e Furbatto la McLaren è un po’ italianaLeo Turrini - 8 dicembre 2014

Aspettando, a proposito di Alonso, l’annuncio ufficiale, nel frattempo c’è da dire che la McLaren si appresta a diventare un po’ italiana.

Per merito di personaggi che magari potevano trovare collocazione e valorizzazione nel contesto nostrano.

Secondo me, dopo l’epopea di Luca Baldisserri, il prode Andrea Stella è stato il miglior ingegnere di pista nella storia recente della Ferrari.

So che già a fine 2012-inizio 2013 aveva immaginato, legittimamente, di poter salire all’interno delle gerarchie del reparto corse.

Io lo avrei visto benissimo al posto di Pat Fry.

Invece non se ne fece niente, per misteriosissime ragioni, sicchè adesso Andrew Star varca le perigliose acque della Manica e si installa nel cuore dell’impero McLaren.

Professionalmente è una scelta comprensibile.

Umanamente mi dispiace. Da ferrarista, peggio mi sento.

In McLaren, Stella ritroverà Luca Furbatto.

Sto parlando del progettista della Toro Rosso (e di altre cose).

Una notevole intelligenza italica. In McLaren il suo è un ritorno. Seguirà le Super Car e non le Formula Uno, ma poi chissà.

Curiosamente, anche Luca era stato sondato per un ruolo importante a Maranello, grosso modo meno di un anno fa.

Poi se ne fece niente e fu un peccato.

Tra l’altro la Toro Rosso del 2014 era uno dei progetti più interessanti, considerato l’ammontare esiguo delle risorse disponibili.

Però uno dei guai ricorrenti in Ferrari, direi a prescindere da epoche e protagonisti, è l’insana tendenza a considerare sempre più verde l’erba che cresce nei giardini stranieri.

Solo che a volte è gramigna dipinta, va mo là.