custom logo
Daytona, l’ultimo segreto FerrariLeo Turrini - 23 gennaio 2015

Debbo raccontare una storia su Daytona.

24 ore.

Edizione del 1967.

Quella culminata nell’arrivo in parata del Triplete Ferrari.

Alla vigilia della gara, su una delle 330 P4 c’è da sistemare la carrozzeria.

Ma i meccanici debbono andare a riposare, perchè poi saranno attesi, appunto, da 24 ore di lavoro.

Allora Mauro Forghieri dice: va bene, ci penso io con un latro ingegnere, adesso cerco due volontari in area paddock che ci diano una mano.

Viene intercettato un tizio con camiciona a quadrettoni e fazzolettoni. Lei, mica ci aiuterebbe?

Felicissimo, risponde il tizio in slang texano.

E si mette lì per quattro ore. Smartella, lima, sposta.

Alla fine, quando la macchina è pronta, Forghieri si rivolge all’improvvisato aiutante e gli fa: senta, noi come Ferrari ci vogliamo sdebitare, ecco qua, tenga duecento dollari per il suo contributo.

Duecento dollari nel 1967 non erano una somma da niente.

Bene.

La 24 Ore finisce con le Tre Ferrari (Amon-Bandini/Scarfiotti-Parkes/Pedro Rodriguez-Guichet) in parata.

Giorno dopo, aeroporto.

Forghieri e la squadra di Maranello stanno aspettando il volo per il rientro.

Toh, in zona check in si materializza il tizio che ha dato una mano per la carrozzeria alla vigilia.

Viene a New York con noi?, chiede Forghieri.

Magari, risponde lui. Ho il mio aereo privato e debbo tornare in Texas, tra i miei pozzi di petrolio. Ho un patrimonio superiore al miliardo di dollari. Però, dice a un basito Forghieri, io i suoi duecento dollari li ho messi in bacheca, sono i soldi che più ho goduto guadagnandomeli.