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Questa Ferrari targata AlfaLeo Turrini - 30 gennaio 2015

Ragazzi, noi siamo bugie del tempo.

Sulla nuova Ferrari non ho molto da aggiungere alle vostre opinioni.

Niente ha più realtà del sogno.

L’esperienza mi ha insegnato quanto sia inutile pretendere di giudicare una macchina da una foto-un frame-un video- una dichiarazione.

Chi conosce la situazione è perfettamente consapevole che immaginare Seb o Kimi sul gradino più alto del podio è una sciocchezza.

Non per colpa loro.

Aggiungo che il generoso entusiasmo di Maurizio Arrivabene meriterebbe, in questa sede, un rispetto più intenso.

Ma voi che mi leggete l’avete capito quale disastro si sia materializzato in Ferrari nel 2014?

E lo dico dolorosamente, con il cuore che sanguina.

O stavate su Marte?

Non vi siete accorti in quale dirupo siamo precipitati (e lasciamo stare la caccia al responsabile, la mia opinione è stranota, ma a che serve parlare del passato?)?

Quindi io sto con Ariivewell, con Vettel, con Raikkonen.

Non vinceremo un cappero e però ci saremo.

E ci saremo ancora.

E ancora.

Più bello di averti è quando ti disegno.

Dopo di che, sulla Ferrari targata Alfa Romeo dirò quanto segue.

Una volta la Ferrari era una provincia libera e indipendente dell’impero.

Era anche il simbolo dell’impero.

Oggi la Ferrari non è più solo il simbolo dell’impero.

E’ il traino dell’impero.

Questa è la differenza tra il presidente Montezemolo e il presidente Marchionne.

Può piacermi o non piacermi.

A me non piace, con tutto l’amore per la storia di Nuvolari, il Drake, Varzi, la Scuderia che faceva correre l’Alfa.

Ma ho amato Dulcinea insieme ad altri cento.

Ho cantato per lei.

Non smetterò, anche se il nuovo padrone del castello non mi garba.

In un paese d’ombre tra la terra e il cielo, ora sogno di te.

Darei altri due stent per Vettel campione del mondo subito.

Per amore, ho giocato sempre a strabiliare.

Solo per amore mio.