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Ciao Gianluca, cloggaro per sempreLeo Turrini - 2 marzo 2015

Sapete, a volte mi chiedo per quale oscura ragione io dedichi un po’ del mio tempo a questo blog, detto clog.

Lo faccio per i soldi?

No, non mi metto in tasca un euro.

Lo faccio per i numeri da record dei commenti ai miei post?

Nemmeno, sono troppo vecchio per queste cose.

Lo faccio per l’immagine?

E dai, ormai sono quello che sono, forse mi traducono in tutto il mondo perché ho qualche notizia da dare.

Lo faccio perché mi diverto a leggere i duelli incontinenti tra l’amico Filippo Vettel e Ciprietti et alias?

No, ho superato la fase dell’infanzia da un pezzo. Al massimo leggo Luisa, Odin, Mazgiorg, gente che rispetta il mio lavoro anche quando non condivide le mie tesi.

E allora?

Allora, quasi ogni giorno, da ogni angolo del pianeta, io digito la password e divulgo le mie opinioni perché penso, in un angolo dell’anima, che sempre ci sia uno, almeno uno, come Gianluca.

Gianluca.

Bloggaro e cloggaro da sempre.

Fino a stasera.

Se ne è andato troppo presto per una malattia rara.

Ho conosciuto lui e il suo papà, insieme ad altri amici.

Quando ci incontravamo, ogni anno alla vigilia del Gran Premio d’Italia, ci scambiavamo uno sguardo, prima di metterci a delirare simpaticamente su Hamilton-Alonso-Vettel-Raikkonen ma in un’altra era anche su Schumi-Hakkinen eccetera.

E mi dicevo: ecco, tu, vecchio coglione, in realtà scrivi le tue scemenze per amici così, per persone che condividono la tua stessa passione, per individui che si divertono a trascorrere una serata rammentando un sorpasso o contestando una bandiera gialla eccetera.

Sono stato bene con Gianluca e con suo papà Giancarlo e con Christian e con Nelson e con tutti gli altri che formavano quella tavolata e lo scorso settembre, se non ricordo male, qua sopra postammo anche i nostri pronostici su Monza e una foto di gruppo.

Adesso Gianluca ha staccato la spina e mi viene in mente, come un macigno di dolore, la chiacchierata all’ultima cena e io già sapevo che Vettel sarebbe arrivato a Maranello a fare coppia con Raikkonen e lui aveva già quei tubicini per l’ossigeno su per il naso e mi chiese se nel 2015 avrei forse potuto pubblicare un post come quello della notte di Interlagos del 2007.

Mi dispiace di avergli risposto che sarebbe stato costretto ad aspettare ancora, almeno fino al 2016 se va bene e quel lampo di disillusione che gli offuscò gli occhi io l’avevo ben capito eppure non potevo mica dirgli una bugia.

Ecco, Gianluca. Se tutte le persone che frequentano casa mia, intesa come blog, cioè come clog come dicevi, fossero come te, ti assicuro che mai mi verrebbe voglia di piantare baracca e burattini.

Tu eri, cioè sei, come io vorrei fosse chiunque bussa a questa porta. Ma so bene di non poter pretendere che la tua educazione e la tua cultura facciano scuola.

Comunque, in questa serata triste, ti faccio una promessa.

Io quel post, stile Interlagos 2007, lo scriverò.

Forse nel 2016 o nel 2017 o anche nel 2028 (è già capitato).

E lo scriverò per te.  E per il tuo papà.