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Cosa hanno in comune Maldonado e SchumiLeo Turrini - 3 maggio 2015

Capita talvolta di essere testimoni di eventi ai confini con la realtà.

Barcellona 2012.

Ora, io non ho niente contro Pastor Maldonado. Anzi, so che si diverte, da Montecarlo, a vedere la mia trasmissione su Sky. Ricambio la simpatia. A volte ho l’impressione che si cali nell’abitacolo bendato, magari da bambino era un eroe di un gioco chiamato ‘mosca cieca’, di sicuro è un tipo originale.

Però, chi poteva immaginarsi che sarebbe stato lui, costretto a convivere con l’etichetta di sfasciacarrozze, a riportare la Williams sul gradino più alto del podio, dopo anni e anni di digiuno?

Forse solo Hugo Chavez, allora presidente del Venezuela nonchè grande sostenitore, tramite petrodollari, di Pastor.

Ma sia chiaro: la vittoria di Maldonado non fece una piega e anzi, a voler speculare sull’aritmetica, la sua abilità nel precedere la Ferrari di Alonso sul traguardo costò a Fernando, numeri alla mano, il titolo iridato.

Vabbè.

Ma c’è un’altra cosa per la quale Barcellona 2012 è rimasta conficcata tra i detriti della memoria e le acrobazie rocambolesche dell’amico Pastor non c’entrano.

In quella gara, ad un certo punto, ci fu una collisione tra la Mercedes di Schumi e la macchina di Bruno Senna.

Dovessi dire che rammento i dettagli, mentirei per la gola.

Ma le conseguenze dell’episodio ci privarono di un momento magico.

Infatti i commissari punirono Michelone per il fattaccio, infliggendogli una retrocessione di tot posizioni sulla griglia di partenza del successivo Gran Premio.

Montecarlo.

Così andò a finire che il sabato nel Principato Schumi confezionò l’ultimo capolavoro di una romanzesca leggenda. Ma invano. Perchè fece la pole in pista, però gli venne tolta a tavolino.

E non fu colpa di Maldonado.