Capita talvolta di essere testimoni di eventi ai confini con la realtà.
Barcellona 2012.
Ora, io non ho niente contro Pastor Maldonado. Anzi, so che si diverte, da Montecarlo, a vedere la mia trasmissione su Sky. Ricambio la simpatia. A volte ho l’impressione che si cali nell’abitacolo bendato, magari da bambino era un eroe di un gioco chiamato ‘mosca cieca’, di sicuro è un tipo originale.
Però, chi poteva immaginarsi che sarebbe stato lui, costretto a convivere con l’etichetta di sfasciacarrozze, a riportare la Williams sul gradino più alto del podio, dopo anni e anni di digiuno?
Forse solo Hugo Chavez, allora presidente del Venezuela nonchè grande sostenitore, tramite petrodollari, di Pastor.
Ma sia chiaro: la vittoria di Maldonado non fece una piega e anzi, a voler speculare sull’aritmetica, la sua abilità nel precedere la Ferrari di Alonso sul traguardo costò a Fernando, numeri alla mano, il titolo iridato.
Vabbè.
Ma c’è un’altra cosa per la quale Barcellona 2012 è rimasta conficcata tra i detriti della memoria e le acrobazie rocambolesche dell’amico Pastor non c’entrano.
In quella gara, ad un certo punto, ci fu una collisione tra la Mercedes di Schumi e la macchina di Bruno Senna.
Dovessi dire che rammento i dettagli, mentirei per la gola.
Ma le conseguenze dell’episodio ci privarono di un momento magico.
Infatti i commissari punirono Michelone per il fattaccio, infliggendogli una retrocessione di tot posizioni sulla griglia di partenza del successivo Gran Premio.
Montecarlo.
Così andò a finire che il sabato nel Principato Schumi confezionò l’ultimo capolavoro di una romanzesca leggenda. Ma invano. Perchè fece la pole in pista, però gli venne tolta a tavolino.
E non fu colpa di Maldonado.