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L’ing. Costa fa i complimenti alla FerrariLeo Turrini - 31 luglio 2015

E’ dall’estate del 2011 che io inauguro il mese di agosto con una simpatica tradizione.

Cioè chiamo Aldo Costa al telefono.

Siamo amici da quando era in Minardi. Penso che la sua esperienza in Ferrari avrebbe meritato un diverso epilogo. E non mi sono sorpreso quando è stato assunto in Mercedes.

I risultati della scuderia per la quale lavora l’ingegnere parmigiano sono sotto gli occhi di tutti.

Bene.

Lo chiamo.

C’è la segreteria.

Mi richiama. Sempre gentilissimo.

Mi fa: ah, ma guarda che qui in Mercedes vige una regola ferrea, niente interviste se non passando dall’ufficio stampa, siamo blindatissimi.

Mica solo voi, rispondo.

(Per inciso, è anche giusto che la Formula Uno sia così, per carità. Già Enzo Ferrari aveva l’ossessione della segretezza. Poi, in verità, son tutti segreti di Pulcinella. Ma lasciamo stare).

Niente intervista, gli dico.

Dammi solo la tua versione sulla vittoria di Vettel in Ungheria. Avete lasciato vincere la Rossa (così, in un colpo solo, facciamo felici complottardi, cospiratori, maniaci della congiura)? Dovevate dare un contentino a Marchionne per la quotazione annunciata a Wall Street?

Risposta.

‘Figurati. Anzi, io credo che la Ferrari dell’Ungheria meriti solo complimenti. Sono stati bravissimi i piloti ed è stata fantastica la squadra. E’ stato un trionfo esemplare, ineccepibile’.

Tu ci torneresti, a lavorare per loro?

‘No’.

No?

‘In Emilia torno tra un po’ per le vacanze d’agosto, sto benissimo dove sono’.

Molti pensano che voi della Mercedes possiate fare come la Ferrari di inizio millennio, conquistare cioè cinque titoli mondiali di seguito.

‘Magari, facciamo che lo prendo come un auspicio’.

Ma siete un po’ preoccupati dopo il colpo di Vettel all’Hungaroring?

‘Sinceramente, no. Ripeto, complimenti a Seb per Budapest e tanti auguri per il futuro. Sono sempre emiliano, cosa credi?’.