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I miei eroi nel Parco di MonzaLeo Turrini - 31 agosto 2015

Ognuno di noi ha i suoi Eroi.

Anche nel Parco di Monza.

Mi ricordo il 1982, annus horribilis legato alla tragedia di Gilles e al dramma di Pironi.

Cito spesso l’episodio, perchè mi aiutò a capire il fascino della F1.

Per il Gp d’Italia, il Vecchio di Maranello decise di appellarsi alla longevità di Mario Andretti.

Andai a Fiorano a vederlo girare per una presa di contatto con una Rossa dalle potenze mostruose. E per intervistarlo, dopo il test.

Fu una conversazione memorabile. Andretti detto Piedone a tavola con Ferrari, al Cavallino, si era scolata una boccia di lambrusco e aveva divorato due piatti di tortelloni.

Si spostò in Brianza e il sabato firmò la pole.

Stomaco di ferro, cuore di Fenomeno.

Poi ci fu il 1988.

Probabilmente ideato dallo sceneggiatore di un film a Hollywood.

La Ferrari viveva una stagione penosa e a ferragosto se ne era andato il Drake.

Incredibilmente, per controverse vicende che coinvolsero le McLaren Honda di Prost e Senna, i ‘Rossi’ Berger e Alboreto fecero doppietta.

Il lunedì i giornali titolarono tutti allo stesso modo.

Ferrari, Lassù qualcuno ti ama.

Non era mancanza di fantasia.

E tra i miei eroi di Monza ci sta benissimo anche Frank Williams.

Era il 1990.

Jean Alesi sembrava una versione anticipata di Matteo Renzi.

Il premier, firma un annuncio dopo l’altro.

Giovannino, così pareva, aveva firmato un pre contratto dopo l’altro. Con Tyrrell e in particolare con Frank Williams.

Ma Alesi si era innamorato del sogno ferrarista e non sentiva ragioni.

Così, il buon Frank, già costretto sulla carrozzella, ci convocò, noi cronisti italiani.

Parlava la nostra lingua, da giovane aveva vissuto a Modena, al servizio di De Tomaso.

Ci guardò e disse: ma perchè io non vado bene per Alesi, perchè non intende rispettare l’accordo già siglato con me, forse io puzzo?

Disse proprio così: forse io puzzo?

Fu un momento vagamente inquietante.

E fu anche il sigillo sulla carriera di Alesi.

Che era molto buono al volante, ma capitò a Maranello nel periodo peggiore.

Nel frattempo, la Williams vinse i mondiali del 1992-1993-1996-1997.

Mi sono sempre chiesto quanti ne avrebbe vinti Giovannino, se non avesse ceduto alla tentazione del Cavallino.

Una risposta non c’è.

O meglio, c’è la risposta che mi diede lui, un pomeriggio a Suzuka, quando si era già ritirato da un pezzo.

Je ne regret rien.

Io non rimpiango nulla.

Adorabile, come la canzone di Edith Piaf.

(1, continua)