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Valentino e il lato oscuro della forzaLeo Turrini - 26 ottobre 2015

Dopo essermi espresso sui miei giornali Carlino-Nazione-Giorno, a Sky e a Radio 24 a Tutti convocati, dirò anche a beneficio del popolo cloggaro quello che penso del drammone nazionalpopolare che ha come protagonista Valentino Rossi. Mi hanno raccontato che ne avete scritto tanto, non ho ancora avuto tempo di leggervi, prossimamente tenterò di rimediare.

Allora, premessa di rito: non sono un esperto di MotoGp, non sono un fanatico del settore, rispetto le passioni di tutti.

  • Valentino ha sbagliato. Non so se l’entità della sanzione sia adeguata, non conosco le regole. Ma ha sbagliato, non si discute.
  • Io ho conosciuto Senna e ho conosciuto Schumi. So che ai Campionissimi (e Rossi lo è, per suo esclusivo merito) non fa difetto il Lato Oscuro della Forza. Il mio amico Ayrton si rese responsabile di una indegna porcata ai danni di Prost a Suzuka e me l’aveva pure annunciata in anticipo. Michelone tentò una maialata con Villeneuve a Jerez nel 1997.
  • Ripensando a entrambi, a Senna e a Schumi, erano forse meno grandi perché talvolta ignoravano i codici della lealtà? No. Per me erano due Fenomeni. E tali restano. Esattamente come Valentino.
  • Ciò che non mi è piaciuto in molte reazioni del ‘dopo’ è il ricorso immediato al rogo. Fino alle 7 della domenica mattina Vale era Luke Skywalker, intorno alle nove era Darth Fener. Non ci siamo. E comunque quando si accendono i roghi io sto con le streghe.
  • Mi spiego meglio. In passato ho visto gare di MotoGp nelle quali Rossi era andato, deliberatamente, oltre il limite. E tutti giù ad esaltarlo (dico a livello di grande comunicazione), ovviamente perché gli era andata bene. Non era giusto allora, non è giusto (all’opposto) oggi.
  • Per inciso, io credo che uno dei problemi esistenziali di Valentino, problema comune a tanti Campionissimi, sia il culto idolatra propalato da molti cortigiani. Io sono molto amico di Alberto Tomba e ricordo quanto gli fossero di danno i devoti che gli davano ragione per qualunque stronzata. Sono passati vent’anni, ma non sono cambiate le mentalità mediocri. Spiccano nel plotone i presunti intellettuali, gente che non sa una mazza di sport e non solo, parassiti che passano dalla ola al linciaggio in un amen. Io ho memoria: dopo Jerez, erano lì a invocare il licenziamento immediato di Schumi da parte di Montezemolo. Tre anni dopo, quel tedesco era un eroe.
  • Marquez è indifendibile. Mi sono rivisto il filmato del duello. Questo ragazzo spagnolo è un altro Fenomeno, ma si è comportato da perfetto agente provocatore. Vai più forte con la tua Honda? E allora vai via, stacchi Valentino e gli neghi il terzo posto.
  • Invece Marquez voleva, secondo me, provocare una caduta. Non la sua, di Rossi. Voleva che Rossi facesse zero in classifica. E questo è inammissibile, proprio in ragione dei principi di lealtà sportiva che vengono evocati per condannare (legittimamente) il gesto dell’italiano.
  • Tra l’altro, io non avrei niente da dire se Marquez battesse Rossi ed evitasse di andare all’attacco di Lorenzo. Queste cose ci stanno, appartengono alla storia dello sport, quante volte un ciclista terzo in classifica al Tour preferisce, per cazzi suoi, che la maglia gialla vada al secondo e si allea con lui in salita per staccare il leader? Ma se questo ciclista cercasse di rallentare la pedalata della maglia gialla pro tempore, ecco, non ci saremmo più. Questo ha fatto Marquez e non ha giustificazioni. Nemmeno le ha Vale, perché aveva capito prima il giochino (e l’aveva denunciato in pubblico), quindi essendo l’esperto del gruppo non doveva cadere nella provocazione.
  • Non so cosa accadrà a Valencia, ma conosco l’Italia e i meccanismi che governano l’informazione. Dovesse farcela comunque, Rossi sarebbe istantaneamente celebrato dagli stessi che ora lo additano al pubblico disprezzo. Vogliamo scommettere?