custom logo
Ricominciamo (da Melbourne 1996)Leo Turrini - 15 marzo 2016

‘Ricominciamo’ (Adriano Pappalardo, 1979).

Ho debuttato a Melbourne nel 1996.

Sono passati vent’anni.

Quel Gran Premio rimase nella storia della Formula Uno per tre motivi.

Numero uno.

L’Albert Park non aveva mai ospitato una gara di Formula Uno. Posso garantire, essendoci stato un sacco di volte, che è un luogo fantastico. Magari il circuito non è perfetto, di certo non vale Spa o Suzuka. Ma l’atmosfera! Raggiungevo il paddock attraversando il parco e camminando su un ponticello di gomma. Arrivavi ai controlli e ti dicevi: sono a Down Under, sono nel cuore di un romanzo popolare, sono un uomo fortunato.

Numero due.

Quel week end dall’8 al 10 marzo del 1996 faceva il suo esordio sulla Ferrari un signore chiamato Michael Schumacher.

Tu puoi pensare siano esagerazioni, eppure chi era lì percepiva di essere testimone dell’alba di una avventura che ci avrebbe cambiati. Tutti.

Schumi vestito di Rosso era semplicemente irresistibile. Ti trasmetteva una carica bestiale. Sapevi che non aveva ancora la macchina per vincere il titolo, ma sapevi anche che ci avrebbe provato comunque. E infatti in gara, fin quando qualcosa non si scassò sulla F 310, il tedesco guidò impiccato per non farsi distanziare da chi stava davanti. Uno spettacolo nello spettacolo. Una emozione che si sarebbe protratta, ininterrotta, fino a tutto il 2006. Una vita.

Numero tre.

A Melbourne la Formula Uno scopriva il figlio di Villeneuve. L’erede genetico di Gilles. A bordo di una Williams.

Tu hai un bel da dire che il rampollo non somigliava ‘agonisticamente’ al padre, eppure per uno come me, che era un ragazzo quando Villeneuve senior ronzava sul tracciato di Fiorano, beh, si trattava di fare i conti con una suggestione fortissima. Micidiale.

Tra l’altro Jacques conquistò la pole con la Williams. In pole alla prima qualifica. Una cosa da brividi, anche se aveva in mano una Williams che facilitava, mettiamola così, certi record.

La gara la vinse poi Damon Hill, il suo compagno. E fu giusto così.

Ma che domenica! Che Formula Uno era quella, quanto a storie che ti offriva, a spunti che ti regalava, a battiti di cuore che ti azionava!

Ps. Non mancò nemmeno la comica finale. Inopinatamente, al terzo posto, dietro i due della Williams, si piazzò, staccato di oltre un minuto, l’ottimo Eddie Irvine, gregario di Schumi. Sto al sole del tramonto di Melbourne la domenica sera e mi si avvicina un tizio che sembrava un membro dei Deep Purple o dei Led Zeppelin o della band di Frank Zappa. Mi si presenta e fa: piacere, sono il manager di Eddie, questo è il solo primo sorcio verde che il mio Irvine farà ingoiare a quel presuntuoso di Schumacher!

Facciamo che si era allargato (al bar del circuito, eh).