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Ancora su Vettel e RaikkonenLeo Turrini - 18 aprile 2016

Ancora su Kimi&Seb (Kvyat è un optional).

1) Come era ovvio, l’episodio ha alimentato un fiume di discussioni. Del resto, erano anni e anni che una cosa del genere non capitava tra due piloti Ferrari.

2) A mio parere non è accaduto nulla di drammatico. Vettel ha commesso un errore e si è scusato subito, addirittura via radio. Negarne la responsabilità, onestamente, è infantile.

3) Discorso diverso sul ruolo del russo che spinge i ferraristi a fare un’insalata russa. Mi spiego. A un pilota, soprattutto se giovane!, non puoi chiedere di alzare il piede se gli si presenta una opportunità. Altrimenti dovresti chiedergli di cambiare mestiere.

4) S’intende che il pilota in questione, cioè il russo che non russa al via, deve domandarsi se la sua manovra possa costituire un pericolo per i colleghi. Non è una questione di lana caprina. Voglio dire: Vettel si lamenta con Kvyat (lasciamo stare i modi e i toni, ognuno sceglie i suoi e io sto sempre con chi privilegia la franchezza piuttosto che l’ipocrisia) perchè sospetta, non del tutto a torto dal suo punto di vista, che l’alfiere Red Bull si sia buttato infischiandosene delle possibili conseguenze. Non è in gioco la ‘legalità’ della manovra. In pista ci sono cose che sono formalmente lecite e però foriere di sviluppi potenzialmente pericolosi. Su questo, il dibattito rimane aperto.

5) Kvyat non è maleducato. Risponde a Vettel come Schumi replicò quella volta a Senna in Francia. Guardate che chiunque guidi una monoposto crede di essere il migliore e il più veloce di tutti, lo credeva persino Mazzacane. Preciso, per i buontemponi, che non sto paragonando il russo a Michael, non sono impazzito. Mentre Seb a Ayrton somiglia. oh se gli somiglia. Anche nelle incazzature.

6) Ma siamo ancora all’aria fritta. Veniamo alla vera sostanza. Perchè per Vettel era così fondamentale scavalcare Raikkonen in partenza? Per hubrys? Per cattiveria? Per dispetto? Per riaffermare una gerarchia?

7) Ma no. Il fatto è che Seb ha capito benissimo che Kimi, con questa auto, va forte quanto lui. Non ci voleva Einstein per rendersene conto e a Maranello lo avevano intuito sin dai test di Barcellona. Quindi per il tedesco, legittimamente, diventa imperativo stare davanti al compagno. Se non in qualifica, alla fine del primo giro del Gran Premio. E pure qua non c’è nulla di male, purchè non si produca un danno come nella domenica cinese. E a patto di concedere lo stesso desiderio e la stessa chance a Raikkonen.

Vi assicuro che gli verrà concessa.

8) La verità è che, dopo tempo immemorabile, la Ferrari dispone di nuovo di due piloti che si equivalgono, nel rispetto di caratteristiche diverse. Non capitava dai giorni di Alesi e Berger, per la semplice ragione che Schumi era tremendamente superiore a qualunque partner, così come Alonso si sgranocchiava Massa come una pannocchia. Questa logica (vogliamo una coppia che non preveda un capo e un gregario) era all’origine del ritorno del Santo Bevitore nel 2014. Come andarono le cose in quella stagione lo sapete, causa auto tragica e quant’altro (comunque, Fernando fu nettamente più competitivo del mio idolo biondo, per carità). Già nel 2015, a saper vedere, si coglieva un avvicinamento nella prestazione dei due manici, intesi come Vettel e Raikkonen.

Nel 2016 sono lì lì.

9) In breve. Se la SF 16 H diventasse più veloce della Mercedes, sia Seb che Kimi potrebbero vincere il campionato. E’ un ‘se’ grande come l’Everest, non mi sono bevuto il cervello.

La cosa bella è che lo sanno entrambi. La cosa curiosa è che a questa banalità stanno pervenendo tutti, togliendomi da una solitudine della quale andavo orgoglioso (vabbè, a Maranello e a Detroit c’era chi la pensava come me, in tempi non sospetti).

10) Vettel e Raikkonen hanno una buona relazione personale, un tipo rancoroso a Shanghai non avrebbe dato strada al compagno lanciato verso il secondo posto, dopo il pasticcio iniziale. Questo aiuterà Maurizio Arrivabene a governare una situazione che io spero possa, prima che sia troppo tardi, portare l’uno e l’altro a giocarsi la vittoria.