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Un treno per la F1 in RussiaLeo Turrini - 28 aprile 2016

Scompartimento di un treno.

Ho portato con me un libro da leggere.

Grisham.

Si accomoda una mia coetanea nei paraggi. Quindi, all’incirca settantenne. Ma molto più arzilla di me medesimo.

Mi fissa per un istante e poi fa: lei è quello di Sky.

Risposta standard: se è d’accordo con le cose che dico, quello sono. Se invece lei pensa siano coglionate, sappia che si tratta di uno che mi somiglia.

La signora ride e sbotta: ma allora, questa Ferrari quando si rimette a vincere? Sa, qua aspettiamo ormai da troppo tempo.

Sarei tentato di ignorare il quesito, ma tra anziani scatta una mutua solidarietà.

Vede, borbotto, la Formula Uno è un affare complicatissimo. In Italia ovviamente tutti credono di capirne, come diceva il Vecchio di Maranello siamo un popolo pieno zeppo di ingegneri del lunedì. Dopo le corse, bravi tutti a spiegare il perché e il percome. Prima, insomma…

La gentildonna insiste. Non sarà che questo Arrivabene le macchine non le sa fare?

Ah, signora mia! Lo vede? C’è un sacco di gente, come ai tempi di Todt, che ritiene il team principal artefice di una vettura. Invece non è così, Todt aveva il compito di trovare le risorse e sistemare le persone giuste al posto giusto e organizzare il lavoro nel modo migliore, il che intendiamoci è fondamentale, ma con la realizzazione della monoposto c’entrava zero. Stesso discorso per Arrivabene.

La nobile dama è perplessa. Quindi, esclama incredula, gli alettoni o i motori non dipendono dal capo del reparto corse?

No, non esattamente, signora mia. Poi siamo in Italia, si ragiona alla calcistica e quindi dagli all’allenatore, del resto Domenicali ha perso 3-mondiali-3 per un totale di punti 8 ed è passato per un incompetente quando al massimo era sfortunato, ma se uno dice queste cose passa per un babbeo e in effetti io sono felice di essere un babbeo.

Mi parli di Vettel, butta là la coetanea settantenne. E’ così forte?

Di più, le rispondo. Vede, io ne parlai sui giornali la prima volta dalla Turchia per consiglio di Schumi. Poi da Indianapolis nel 2007 scrissi a fine gara che era un predestinato. E’ tutto agli atti, esistono gli archivi, per fortuna, sapesse che razza di mitomani ci sono in circolazione. Ho sempre sostenuto che è un fuoriclasse, anche quando era l’avversario numero uno della Ferrari. Secondo me ce la farà, presto o tardi ce la farà con la Rossa, solo che la pazienza non abita più qui. Se rammento al colto e all’inclita che a Schumi ci vollero anni cinque, rischio il linciaggio.

Il treno veloce sta per entrare in stazione.

La signora si alza e prima di congedarsi sibila: non le chiedo del Biondino perché lei è sfacciatamente di parte.

Anche questo è giusto, madame.

Siamo ai saluti.

L’ultima frase è fantastica.

‘E’ stato bello conoscerla, signor Tavelli’.

Ps. Spazio sotto per chi volesse narrare le prove libere del Gp di Russia.