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Cosa c’è dietro l’handicap di VettelLeo Turrini - 29 aprile 2016

La prenderò con filosofia.

Alla larga.

Stavo riflettendo sugli accordi tra costruttori per la F1 del futuro.

Dal 2018 solo tre power unit per pilota a stagione.

E pensavo: accidenti, sono cresciuto in un altro mondo, quando a ogni week end di Gran Premio si perdeva persino il conto dei motori montati da Prost-Senna-Mansell-Schumacher…

L’età ha i suoi pregi, permette di rammentare le cose del passato con il distacco della maturità.

Era meglio una volta?

Era peggio?

Non lo so, le cose cambiano e ti cambiano e stop.

Mentre ragionavo così, mi avvisano che sulla Sf 16 H(ai visto mai?) di Vettel verrà cambiato il cambio. Quindi, cinque posti in meno sulla griglia per Seb. Il crack elettrico delle libere non c’entra. Trattasi, narrano, di conseguenze del botto al via in quel di Shanghai. E vabbè, può capitare, la fortuna è cieca ma la sfortuna ci vede benissimo, eccetera, ricordo un episodio simile per Hamilton, in un recente passato.

Ma, anche qui…

E’ giusto che una ossessione conservativa, risparmiosa e bla bla bla, è giusto che tale ossessione sia così determinante in una logica di competizione?

Forse.

Venti anni fa, ce l’avessero detto, sai che risate.

Ma, appunto, era vent’anni fa.

Di sicuro la partenza ad handicap complica i progetti di Vettel e della Ferrari e non di poco.

Aggiungo che il famoso ‘ultimo segreto-cuore del problema’ dei test di Barcellona, cioè l’inquietudine per l’affidabilità della monoposto, uhm, tanto, che te lo dico a fare (riferendomi allo stop nelle libere)?

Comunque, la decisione di rischiare sul ‘prodotto’ io la condivido, a scanso di equivoci.

Questi sono i rischi e se accadono certe cose significa, semplicemente, che ci sono situazioni da sanare, ostacoli da superare, problematiche da risolvere.

Auguri ai miei amici di Maranello.

Ps. Spazio sotto per raccontare la caccia alla pole in terra russa.