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Marchionne, la Rossa, il dito e la lunaLeo Turrini - 2 maggio 2016

Tante cose da dire, in un lunedì non semplice.

Marchionne non ha parlato male, alla presentazione della nuova Tipo. Forse comincia a capire di aver sbagliato di grosso, alimentando per tutto l’inverno aspettative troppo grandi. Ero solo a criticarlo quando sparava proclami (Vincere! E vinceremo! Sì, come no), a conferma che nella vita non è importante aver ragione, importante è che te la diano, ragione.

Il dito e la luna.

1) L’episodio che ha visto Vettel nei panni della vittima è inqualificabile. A mio parere Kvyat avrebbe meritato una sanzione più pesante, al limite anche la sospensione per un Gp. Va bene l’istinto del pilota, ovviamente io escludo il dolo, ma la colpa grave è fuori discussione.

2) Su Raikkonen francamente non so più cosa dire. C’è una classifica. E’ terzo nel mondiale piloti. Davanti ci sono i due manici della Mercedes. A parte Seb, che per fortuna in Ferrari c’è già, mi si faccia il nome di un altro pilota che, dato il contesto e date le circostanze, sarebbe più su di Kimi nella graduatoria iridata. Sto qui fino a Natale in fiduciosa attesa. Poi, lo si vuole cambiare perchè è bollito? Prego, accomodatevi. Vincerà più facilmente la Rossa con un altro driver accanto a Vettel? Come favoletta, non è male.

3) Poi, sull’errore del sabato in qualifica non ci piove, è stato ammesso dal diretto interessato. Gravissimo? Boh, conseguenze zero sul risultato del Gp. Sul controsorpasso di Bottas, conseguenze zero sul risultato del Gp. Liberi tutti di immaginare che senza i due episodi scandalosi si poteva battere Hamilton. Io lo escludo, ma il mondo è bello perchè è vario, ci mancherebbe.

4) I numeri Rossi sono bugiardi. A Seb mancano due gare. A Kimi una e mezza. In Australia senza crash di Alonso il risultato sarebbe stato quasi certamente diverso. Ma il discorso vale però solo per i botti al via. Le rotture non sono sfiga. Sono testimonianza di fragilità, non imputabile ai piloti.

E adesso veniamo alla luna, anzi, ci siamo già sbarcati.

Il vero problema della Ferrari non riguarda l’identità di chi la guida.

Il vero problema della Ferrari si chiama Mercedes. Non da oggi.

A Sochi in qualifica Seb ha fatto un capolavoro.

Risultato: distacco di sette decimi da Rosberg.

Sette decimi.

In gara Rosberg si è imposto con un distacco ciclistico sul terzo classificato.

Questa è la luna.

Facciamo un processo da Bar Sport?

Non ci sto, anche se non Oscar Luigi Scalfaro.

Credo che Arrivabene e i suoi ingegneri sappiano cosa stanno facendo.

Poi, da idealista senza illusioni, ho sempre sostenuto, da fine 2015, che sorpassare la Mercedes è come scalare l’Everest a mani nude.

Eh, nemmeno era difficile immaginarlo.