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Ricciardo, sale sulla ferita di VettelLeo Turrini - 28 maggio 2016

Prima le cose belle.

Belle per chi ama i valori dell’automobilismo, a prescindere dal tifo (nel mio caso notissimo e dichiarato, essendo io ferrarista).

Grande Ricciardo, una pole sontuosa.

Già un paio di anni fa capitò di segnalare il talento del ragazzo, emerso a cospetto di un fuoriclasse come Vettel.

E grandi i Bibitari. A me stanno simpatici come un crampo allo stomaco quando non mangi da due giorni, ma onore al merito. Hanno vinto a Barcellona. Stanno davanti a tutti nel Principato. Chapeau.

Tutto questo è sale, molto sale!, sulla ferita aperta chiamata Ferrari.

In sintesi.

Al sesto Gp, la SF 16 H(ai visto mai?) ancora non è pienamente affidabile, visto che Raikkonen deve cambiare il cambio e perde cinque posizioni in griglia.

Inoltre non è abbastanza veloce, se uno prende il tempo di Seb e lo confronta con il cronometro di chi lo precede.

L’irritazione di Vettel la comprendo perfettamente. E’ la frustrazione di un giovane uomo costretto a fare i conti con una realtà sorprendente in negativo.

Quindi non mi scandalizzo. Aggiungo che personalmente non ho mai creduto all’ottimismo fanatico degli ultras, da Marchionne in giù.

Dopo di che, ognuno ha la sua risposta, di fronte a una crisi.

E’ sbagliata la direzione di marcia o sono sbagliati gli uomini al comando?

La mia opinione è nota. Non è questione di teste da far rotolare. Poi magari mi sbaglio e hanno ragione le tricoteus o come accidente si scrive, quelle che sfrezzuvano sotto il patibolo ai tempi della ghigliottina da rivoluzione francese.

Su Hamilton.

Molto sfigato. Ma non domo, a occhio.

Su Verstappen.

A Montecarlo, in gara o in prova, ho visto andare a sbattere Schumi, Senna, Alonso.

E’ in buona compagnia, ecco.

Vediamo, semmai, come se la cava partendo dal fondo.

Io ricordo un tizio che dieci anni fa dal fondo…

Ps. Spazio sotto anche per chi volesse raccontare il Gp.