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La Ferrari e la RepubblicaLeo Turrini - 1 giugno 2016

Settanta anni fa, il 2 giugno 1946, gli italiani scelsero la Repubblica.

Mi vengono in mente le curiose dinamiche della relazione tra la Ferrari e lo Stato repubblicano.

Molto è stato scritto, in passato, sulla mancata nomina di Enzo Ferrari a senatore a vita.

Credo che nessun inquilino del Quirinale ci pensò mai seriamente: pesavano, a Roma, le chiacchiere che avevano circondato il rapporto tra il non ancora Drake e il fascismo.

Comunque, fu un errore: di sicuro Ferrari quel seggio lo avrebbe meritato.

E’ anche interessante notare come sia stato un antifascista doc, cioè Sandro Pertini, il primo Presidente a riconoscersi in una vittoria della Rossa sulle piste della Formula Uno.

Era la primavera del 1979, la stagione di Scheckter e Gilles.

Dopo un successo in Nord America, dal Quirinale partì un telegramma. Era Pertini che telegrafava a Ferrari il sentimento di orgoglio nazionale all’indomani di un successo in un Gran Premio.

Enzo si commosse, perchè non era mai capitata una cosa del genere, dal 3 giugno del 1946 in poi.

Però, mi toccò essere testimone di una vicenda che attesta la cocciutaggine del Vecchio. O forse la sua infantile tendenza a conservare talune rigidità, mettiamola così.

Mi pare fosse il 1983. Pertini, sempre lui, è ancora il Presidente. E decide di visitare la Ferrari.

Arriva, con rituale codazzo.

Da dietro una finestra Enzo lo vede a bordo della macchina ufficiale. E ha un sobbalzo.

Infatti Pertini viaggiava su una Maserati, non ancora incorporata nel gruppo Fiat e comunque simbolo, per il Drake, di una rivalità mai dimenticata, anche se non più attuale.

Non più attuale?

Mah. Io solo che tutti si aspettavano che Ferrari si avvicinasse all’auto del Presidente quasi suo coetaneo e lo accogliesse una volta aperta la portiera.

E invece Enzo non si fa vedere. Aspetta Pertini sull’uscio, con Gozzi accanto.

Tutto pur di non farsi fotografare accanto ad una vettura del Tridente!

In tempi più recenti, i Capi dello Stato hanno eletto Maranello quasi a metà obbligatoria, comunque apprezzatissima.

Scalfaro fece da cerimoniere alle Terme di Caracalla nel 1997, per i 50 anni del Cavallino.

Ciampi andò persino a Fiorano a guidare una Ferrari e una Maserati.

Napolitano non riuscì a scambiare una parola con Kimi, che peraltro quel giorno era sobrio.

Mattarella immagino si farà vivo nel 2017, per il settantesimo compleanno dell’azienda.

Sarà sorpreso dall’accoglienza, I suppose.