custom logo
Se io fossi MarchionneLeo Turrini - 11 luglio 2016

La malinconica situazione della Ferrari alimenta, come è giusto, un dibattito dolorosamente intenso.

Non intendo sottrarmi.

Però propongo una moratoria.

Cioè, lasciamo perdere i babbei e gli incompetenti.

Persa la battaglia contro Raikkonen, alla maniera dei giapponesi rimasti nella giungla dopo la fine della seconda guerra mondiale, ora i soliti ignoti se la prendono persino con Vettel.

Ma bravi. I piloti (al plurale) sono le sole garanzie che noi ferraristi abbiamo e qui ci trastulliamo con quando c’era questo e quando c’era quello.

Andate a scopare il mare.

Ciò premesso, in un autentico delirio di onnipotenza, se io fossi Marchionne mi comporterei così.

Primo. Debbo avere la consapevolezza che ho sbagliato di brutto ad imporre mediaticamente una accelerazione ai tempi della Reconquista. All’inizio del mio mandato, avevo parlato di tre anni. Poi, ossessionato dal fantasma di Montezemolo, ho generato aspettative immediate ingiustificate. Puttanata colossale e lasciamo stare che non troppi giornalisti (facciamo prima: uno solo) me l’abbiano fatta notare, la puttanata, quando era ora.

Secondo. Ho ancora fiducia in Maurizio Arrivabene, mia prima scelta pesante in veste di presidente Ferrari? Se non credo più in lui, per qualunque ragione, debbo agire di conseguenza. Qui ogni due per tre circolano i nomi di Wolff, di Horner, di Brawn, di Conte, di Pulcinella e di Gianduia.

Terzo. Fossi un genio, offrirei il posto di team principal a Montezemolo, che un po’ se ne intendeva e tra un po’, causa Raggi, con Roma olimpica va in vacanza.

Quarto. Tornando serio, se in Iron Mauri ci credo debbo chiedergli come intenda affrontare la realtà che si è venuta determinando.

Cioè.

L’organigramma che abbiamo merita di essere supportato?

Teniamo da parte James Allison, quanto gli è capitato può benissimo legittimare scelte personali, prima ancora che professionali, diverse.

Di Allison bisognerebbe sempre parlare con un rispetto umano che talvolta è venuto meno, per fortuna non all’interno della Ferrari e mai da parte di Arrivabene, per fortuna.

Abbiamo bisogno di un direttore tecnico?

Resta è un chief designer sul quale possiamo continuare a scommettere?

De Beers è all’altezza delle responsabilità in area aerodinamica?

Abbiamo, all’interno della Ferrari, già disponibili risorse umane in grado di prospettare una inversione di tendenza?

O dobbiamo fare campagna acquisti all’esterno? Nella seconda metà anni Novanta, facciamo da fine 1996 in poi, Todt riempì la Ferrari di tecnici che si fecero lautamente pagare per venire a lavorare in Emilia.

Arrivabene, se io Marchionne credo nelle sue capacità gestionali, ha una lista della spesa?

Aggiungo che a me, in quanto presidente, spetta il compito di piantare un casino da paura in sede Fia, perché questo strapotere Mercedes su regolamenti e applicazione delle sanzioni non è più tollerabile. Posso accettare di essere battuto in pista, perché indiscutibilmente sono stati più bravi di noi e non di poco.

Ma di farmi prendere per i fondelli non ne ho più voglia.