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Crisi Ferrari, la voce degli ExLeo Turrini - 14 luglio 2016

Crisi Ferrari.

Tanti, troppi anni di frequentazione mi hanno permesso di conoscere molte belle persone.

Un paio di amici, ex del reparto corse di Maranello, mi hanno offerto la loro interpretazione (della crisi).

Correttamente non ne faccio i nomi e men che meno i cognomi: lavorano ancora in Formula Uno, sotto altre bandiere.

Trovo interessanti le loro…deposizioni. Non perdono spessore tacendone, doverosamente, l’identità.

TESTE NUMERO UNO.

‘Oggettivamente tutto comincia con l’addio di Schumi, il congedo di Ross Brawn, eccetera. L’accettazione della abolizione dei test è stata una follia, essendo la Ferrari l’unica realtà di F1 proprietaria addirittura di due circuiti. La squadra prove, coordinata dall’ingegner Mazzola, era un gioiello…’

‘Aggiungi che, fin quando ci sono stati i test, Michael era veramente un valore aggiunto. Non è nostalgia, lui rivoltò la squadra come un calzino, diede una mentalità diversa a tutti. Per questo è ingiusto fare i paragoni con Vettel e con Alonso, magari anche Seb e Fernando sarebbero bravissimi ad indirizzare il lavoro del team, ma senza collaudi il loro contributo svanisce. Invece la forza psicologica di Michael resta, probabilmente, unica: lui aveva un carisma che i piloti di oggi, tutti, anche extra Ferrari, non ce l’hanno…’

‘Senza i test e senza Brawn, arriva Aldo Costa direttore tecnico. Non mi fraintendere. Aldo è bravissimo in certe cose e lo sta dimostrando in Mercedes e fa bene a godersi la rivincita. Ma Aldo, per volere di Brawn che lo reclutò a beneficio dei tedeschi, ovviamente non fa il direttore tecnico! Aldo in Ferrari, da dt, cambiò l’impostazione. Con Ross si rifletteva e si interveniva sulle macro aree. Viceversa Costa credeva e forse crede ancora che la prestazione di una monoposto sia la somma di tanti piccoli particolari, guadagniamo un decimo là e due decimi lì, poi tiriamo la somma e siamo competitivi. Ma è un approccio che non funziona, non ha funzionato, dopo di che la decisione di Montezemolo di cacciarlo, presa una domenica notte dopo un Gp di Barcellona, ecco, rimane una pagina infelice di una grande presidenza…’

‘Io non so come possano uscirne. I piloti, per quanto bravi, sullo sviluppo della macchina non incidono più. Arrivabene dovrebbe tagliarsi la lingua ma comunque non è colpa sua, non è un ingegnere. Marchionne sa di Formula Uno quanto Conte di taekwondo. Riassumendo: auguri, non è vero che noi ex godiamo per le sconfitte nel presente…’

TESTE NUMERO DUE.

‘Io non ho mai pensato di essere un genio, ho vissuto la Ferrari da dentro quando si vinceva ma anche quando si perdeva, perché non è che Todt ha vinto in diciotto mesi, ci ha messo sette anni e questo qualcuno dovrebbe pur ricordarselo, anche tra i tifosi…’

‘Nell’ambiente lo sanno anche i sassi che il dramma umano di James Allison non poteva non avere conseguenze. Mi dicono che Allison, dopo quanto è accaduto, sta a Maranello sì e no due giorni alla settimana. Ora, non è che perdi dalla Mercedes per questo, ci mancherebbe. Ma questo di sicuro non ti aiuta, se devi rincorrere…’

‘Marchionne, prima ancora di Arrivabene, dovrebbe avere il coraggio di prendere una decisione. Nel presente, la Ferrari di Formula Uno sostanzialmente ha due deficit. Primo: la assenza di un coordinamento interno vero, che eviti il rimpallo di responsabilità. Secondo: un affinamento dei processi di verifica qualitativa all’interno della scuderia. So che sono frasi complesse, ma mi spiego…’

‘Cioè, non è vero che la SF 16 H è un bidone. Non è un rottame una macchina che sta davanti alla Mercedes dopo un giro in Australia! La prestazione in astratto ce l’hai e lo hai dimostrato. Cosa ti manca? L’efficienza a livello di gestione, secondo me Arrivabene ha bisogno di una figura in stile Ross Brawn, uno che dica si fa così e cosà, io c’ero, Todt è stato bravo ma da solo non avrebbe cambiato la sostanza delle cose. Serve una figura che garantisca tranquillità e che dia un supporto di esperienza…’

‘Marchionne sbaglia se pensa di scommettere sulle risorse interne. Meglio: in Ferrari ci sono giovani in gamba, ma un genio come il Forghieri ventiseienne del 1962 non esiste più. Allora un presidente vero deve dire: nel 2014 eravamo in fondo alla buca, siamo lentamente riemersi, togliere il tappeto da sotto ai piedi non ha senso, come scrive sempre il titolare di un certo clog la Formula Uno non è la Borsa…’

‘Ma lo capirà, Sergione Conceicao?’