custom logo
I tormenti del giovane VettelLeo Turrini - 20 luglio 2016

Sera di un periodo di vacanza.

Ristorante sul mare.

Ad un certo punto si avvicina un settantenne, dunque un quasi coetaneo.

Mi fa: scusi, l’ho riconosciuta, mi può spiegare cosa sta succedendo in Ferrari?

La domanda era posta con un tono così accorato che ho risposto: si metta a sedere, le offro un bicchiere di bianco e proverò a spiegare quello che, ovviamente, non ho capito.

Insomma, gli ho detto, siamo all’eterno ritorno del sempre uguale (Nietzsche, credo. O Hegel, troppo lontani gli studi in filosofia).

Si vorrebbe vincere. Si perde. Le tensioni si moltiplicano. Si incrina la fiducia reciproca tra chi dovrebbe (meglio: deve) lavorare insieme.

Il tutto amplificato dalla geometrica potenza del Brand. Ogni spiffero che riguarda la Ferrari si fa tempesta.

Il quasi coetaneo è rimasto soddisfatto a metà.

Infatti, scolato il bianco e invocato il bis, mi ha trafitto all’improvviso con un altro quesito.

E Vettel?

E’ vero che si è già stufato?

E’ vero che dubita delle prospettive Rosse?

Non è vero, ho replicato.

Vede, i tormenti dei campioni vanno sempre accettati. Compresi. Interpretati.

Seb sapeva benissimo, quando ha scelto Maranello, a cosa andava incontro.

Il 2014 l’aveva visto anche lui, da altra postazione. E si rendeva conto di aver bisogno di una robusta dose di coraggio, decidendo di prendere il posto che volontariamente Alonso abbandonava.

Ora,non c’è dubbio che Vettel, nel cuore dell’estate del 2016, faccia i conti con un presente inferiore alle aspettative.

Lui sinceramente credeva, dopo un brillante 2015, di lottare per il titolo con le Mercedes.

E fino ad un paio di mesi fa ha continuato a nutrire un sentimento positivo.

Poiché solo gli sciocchi possono discuterne il talento al volante, così come è fuori discussione il suo attaccamento alla causa che è poi la vera scommessa della sua carriera, ecco, ci sta che di fronte a prestazioni non esaltanti (eufemismo), ci sta, dicevo, che non sia felice.

Nemmeno io lo sarei, nel ruolo suo.

Sarà il tempo a dargli le risposte che cerca.

Sarà la Ferrari in pista, cioè.

Speriamo bene, ho aggiunto a beneficio del mio interlocutore.

Lui si è preso un terzo bicchiere di vino e ha  mormorato: uh, allora ho già capito come andrà a finire.

Ecco, appunto.