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Ancora su James AllisonLeo Turrini - 28 luglio 2016

Un’ultima cosa su James Allison.

Come avrà notato chi ha la bontà di seguirmi con attenzione (pochi, temo), io sempre voluto rispettare la dimensione umana della vicenda.

Per la semplice ragione che in famiglia ci siamo passati. So quali conseguenze possa avere una perdita traumatica. E lascio volentieri agli imbecilli la pretesa di giudicare senza conoscere. Magari dopo aver raccontato che la macchina era un missile, che una notte bastava per comprendere i problemi e via delirando. Adesso, per questa gente qua, Allison è diventato un babbeo. Ma per piacere. Non mi appello alla loro coscienza: semplicemente, non ce l’hanno.

Naturalmente, è chiaro che se la SF 16 H fosse stata all’altezza delle speranze (che sembravano reali quella domenica a Melbourne, e per un po’ anche dopo), non saremmo arrivati alle recenti conclusioni.

Se la macchina fosse stata vincente, nessuno si sarebbe preoccupato del tempo che Allison poteva dedicare al reparto corse, men che meno di quali fossero le soluzioni di emergenza a lui gradite.

Ma i risultati non ci sono ed è legittimo che il datore di lavoro, leggi Marchionne presidente, vada alla ricerca di alternative.

Così come è normale che Allison, ottima persona e bravo tecnico, non abbia apprezzato le dinamiche del congedo. Il colloquio di lunedì, tra lui e Sergione, non è stato semplice. Penso che entrambi non ne serberanno un bel ricordo (eufemismo).

Per me, la faccenda si chiude qui. Poi, ci mancherebbe, chi vede mala fede in posizioni (mie) che non condivide, può felicemente leggere altro, io mica mi offendo, il mondo è bello perchè è vario e personalmente ho un grande avvenire dietro le spalle (che grande era Gassman!).

Ps. Spazio sotto per chi volesse raccontare le prove libere del Gp di Germania.