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C’è Ferrari e Ferrari (alla Olimpiade)Leo Turrini - 11 agosto 2016

Il collega straniero lo conosco di vista.

Mi saluta nei paraggi di Copacabana e fa: certo che la Ferrari potrebbe fare meglio.

Ah, gli rispondo, sono perfettamente d’accordo.

Secondo me, aggiunge lui, qualcosa è mancato a livello di preparazione.

Sicuro, replico. Ma non ti preoccupare, adesso arrivano gli aggiustamenti.

Lui scuote un po’ la testa e mormora: mi dispiace, ma in circolazione ci sono avversari decisamente superiori.

Ah, ribatto, questo è fuori discussione, però in fondo che cosa abbiamo da perdere’ Proviamo a lavorare senza ossessioni e qualcosa magari si comincerà ad intravedere.

Ci credo poco, insiste il collega.

Ma insomma, lo tranquillizzo, adesso abbiamo piazzato Binotto alla direzione tecnica e anche le sostituzioni all’area aerodinamica vedrai che favoriranno una evoluzione, al posto di quello che si chiama come un diamante ci collochiamo un rubino di competenza, su, mica vorrai che mi rassegni alle atmosfere deliranti del 1992 e del 1993!

Lo straniero, basito, mi osserva come si osserva un ubriaco. Di caipirinha.

Quindi fa: ma cosa c’entra questo Binotto e cosa c’entra l’aerodinamica se Vanessa Ferrari, la vostra ginnasta, rimane lontana dalla zona medaglia?

Sono diventato rosso come la monoposto di Kimi per la figuraccia.

D’altronde, il circuito di jacarepaguà, trionfo di Mansell del 1989, dista pochi minuti di macchina…