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Monza, il mio ricordo più bello. Con SchumiLeo Turrini - 30 agosto 2016

Monza!
Almeno per un po’, posso evitare di occuparmi di Verstappen (tra parentesi: il mio amico Quattropalle garbatamente mi ha fatto notare che tra Senna e Prost le porcate reciproche ci furono. Ha ragione e non vale dire che Max ha vinto un Gp e Ayrton e Alain qualcosina in più. Ma sono d’accordo, una porcata rimane una porcata, a prescindere dall’età di chi la commette).
Monza, dicevo.
Da una volata di Gethin ed ero bambino me le ricordo tutte, le edizioni del Gp d’Italia.
Potrei sceglierne tante.
Il Vettel del 2008 con la Toro Rosso, ad esempio.
Una impresa straordinaria.
Allora non eravamo poi tantissimi a cogliere le qualità del ragazzo. A me capitava di parlarne bene già da quando era un collaudatore BMW. Per questo non faccio fatica a coglierne il disagio nel presente. E’ sotto gli occhi di tutti, lui stesso lo ammette con gli amici, perché un campione autentico non apprezza gli ultras, sa che sono ciechi. Un vero tifoso di Seb non nega l’evidenza, lo spera semmai come me vincitore domenica in Brianza, non è impossibile, sarebbe il modo perfetto di voltare pagina.
Ma non ci posso fare niente: la più grande emozione vissuta a Monza resta datata 2003.
Il pazzesco duello tra Schumi sulla Rossa e Montoya sulla Williams.
Fu una sfida incredibile, giro dopo giro, a tempi record.
Forse su Youtube trovate qualcosa.
Non ho mai visto niente del genere, ne’ prima ne’ poi.
C’era una atmosfera tesisissima, perché alla vigilia di quella corsa la FIA, non ancora presieduta da Todt, diede ragione alla Ferrari di Todt a proposito delle Michelin che si spiattellavano.
Guardate quelle immagini di Schumi e Montoya, la variante della Roggia, lo spasmo che si esaurì solo a pochi giri dalla fine, quando Juan Pablo si arrese.
Sono passati tredici anni.
Sembrano cento tredici .