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Obrigado, Massa (e scusami )Leo Turrini - 1 settembre 2016

Stacca la spina il mio amico Felipe Massa. A fine stagione chiude. Ci sta. Ci sta anche che io, infinitamente piccolo!, gli chieda scusa.
Grande Massa! Io ho più di un torto nei suoi confronti, non sempre l’ho preso sul serio. All’inizio, quando divento’ collaudatore della Rossa, mi sembrava un raccomandato. Aveva radici brasiliane senza essere Senna e inoltre non mi piaceva che il suo manager fosse il figlio di Jean Todt, allora grande capo a Maranello. Ah, i conflitti d’interesse!
Beh, mi sbagliavo. Felipe era veloce e aveva talento. Me ne resi conto una domenica in Turchia nel 2006, quando vinse battendo persino Schumacher! E ancora nel 2007, quando la sua lealtà aiuto’ il nuovo compagno Raikkonen a conquistare quello che rimane l’ultimo mondiale Ferrari. Certo, quel sacrificio ad Interlagos fu ben ripagato e Kimi fece altrettanto, su diversa pista, un anno dopo. Ma io sapevo cosa significasse per Felipe vincere a San Paolo…
Eh, la fortuna non ha mai amato il mio amico Felipe. Mai un pilota ha tagliato il traguardo da campione del mondo per scoprire, pochi secondi dopo, che le Toyota si erano fatte sorpassare da Hamilton e dunque, per lo straccio di un punto!, il titolo spettava al Re Nero, se ne discute ancora a 8 anni di distanza, di quell’ultimo giro. Così come si discute del Crash Gate di Singapore e delle conseguenze che ebbe su un rifornimento Ferrari. Per tacere del motore rotto in extremis in Ungheria. E ciò nonostante la coppia Raikkonen Massa e’ l’ultima ad aver vinto un titolo per la Ferrari.
Ah, Felipe! Quanto labile può essere il confine tra la gloria e la mortificazione! Due curve in meno e quella domenica in Brasile, a casa sua, avrei celebrato un vincente, non un perdente per sempre.
Dopo, complice il terribile incidente di Budapest nel. 2009, venne il declino. Fu un errore restare in una Ferrari interamente al servizio di Alonso. A Massa sarebbe servita aria nuova, invece preferiva la prigionia, per quanto dorata, del gregariato.
Se ne va, dopo tre anni discreti in Williams, con 11 vittorie all’attivo, tutte in Rosso, tanti rimpianti e alcune certezze. Non era il nuovo Senna, ma un gran bel pilota si. E io non dimentico che quando gli chiesi la postfazione al mio fortunato libriccino su Ayrton, beh, disse subito di si. Non se l’era presa, per tante critiche ingenerose. Fu una lezione di stile .
Ps. Sulle speranze monzesi di Vettel e Raikkonen mi affido all’ottimismo della volontà. Sull’accoglienza a Verstappen, confido nel buon senso di tutti.
Spazio sotto per chi volesse narrare le libere del Gp d’Italia.