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I giorni di ZanardiLeo Turrini - 13 settembre 2016

Tornano i giorni di Zanardi.

Mi occupo sempre volentieri di questo vecchio amico.

Mi rende orgoglioso di essere italiano. Mi riconosco nei suoi principi. So che come me compatisce gli ipocriti, i finti moralisti, quelli che parlano di disabili e poi non si preoccupano se nella scuola vicino a casa ancora ci sono le barriere architettoniche, eccetera.

Gli voglio bene e l’ho perdonato per i singhiozzi che mi fece spendere a Monza, un sabato pomeriggio di quindici anni fa.

Era il 15 settembre 2001 ed eravamo, tutti, sotto shock per la violenza demenziale degli attentati di martedì 11.

Non era semplice occuparsi di Formula Uno e figurarsi quando mi arrivò una telefonata dalla Germania.

Era un caro collega.

Mi disse: so che è un amico tuo, mi dispiace ma non passerà la notte.

E poi le immagini dall’ovale tedesco, le scene di una catastrofe.

Doveva essere la fine di tutto.

Era soltanto la fine del principio.

I giorni di Zanardi sono senza limiti.

Me lo disse il dottor Claudio Costa, quando più tardi si seppe che Alex non era più un pericolo di vita.

Mi confidò il papà della Clinica Mobile per i motociclisti: vedrai cosa combinerà da qui in avanti l’amico nostro.

Io pensai che Costa fosse matto, lo ammetto.

Invece, come dice Han Solo nell’ultimo Star Wars….

‘I Jedi, la Forza…E’ vero, è tutto vero’.

Non so come andranno le tre gare di Alex a Rio. Prima la crono, poi la prova in linea, poi quella a squadre.

Ma…

‘E’ vero, è tutto vero’.

E mi basta.