custom logo
Lo strano caso di Mr. HamiltonLeo Turrini - 19 settembre 2016

Beh, lasciatemi dire una cosa.

E’ persino divertente notare quanto interesse riesca ancora a suscitare la Formula Uno.

In presenza di una realtà (senza precedenti, statisticamente) nella quale la stessa macchina ha vinto, nelle ultime tre stagioni, tutte le corse meno sette.

E non sto a contare le pole e le doppiette.

Ora, posso immaginare a che livelli staremmo se appena appena esistesse un competitor (anche due, per carità) in grado di regalare equilibrio alle competizioni.

Ma così non è e quindi ciccia (cioè, la F1 recente somiglia alla Bundsliga del Bayern o alla serie francese con il Psg. Non cito la Juve in Italia perchè da interista reo confesso passerei per provocatore).

Ciò premesso, il curioso caso di Mr. Hamilton si fa intrigante.

In breve, tanto siete sul pezzo.

Il Nero ha un avvio disastroso di campionato.

Rosberg fa quattro su quattro e pare sul punto di detronizzare il Black King.

Poi Lewis ha come un sussulto, si sveglia, boh, insomma risorge e arriva alla pausa estiva saldamente padrone in classifica.

Dopo di che, passi per il Belgio con partenza da Bruxelles causa power unit.

Ma a Monza Mr. Hamilton canna l’ennesima partenza.

E a Singapore guida, nell’arco del week end, come un nerd in depressione da mancanza di nuovi videogiochi demenziali.

Così Rosberg, bravissimo e io non lo avrei creduto possibile, si ripiglia la leadership.

Ipotesi.

Uno.

I complottisti me la menano, a tavola e al bar, da mesi e mesi. In Mercedes vogliono che la spunti Nico. Per quale oscura ragione (il passaporto tedesco? Ma via, avessero avuto tale ossessione potevano sfogarla già nel biennio precente), non è dato sapere. Comunque, i cospirazionisti hanno le loro motivazioni e io le rispetto. Never say never again, nella vita. Anche se, per formazione culturale, la dietrologia non mi appartiene.

Due.

Mr. Hamilton si è bevuto il cervello tra selfie, tigri, carnevalate varie. Cioè ha smarrito la giusta professionalità, sbaglia di più, si credeva invulnerabile e non si aspettava un Rosberg così, avendo sempre sostenuto di reputare solo Vettel all’altezza sua.

Tre.

Nico ha fatto non il salto della quaglia ma un salto di qualità. Non già come talento di guida, quello ce lo ha sempre avuto e infatti io nel 2012 vanamente ne proposi l’ingaggio in Ferrari. Bensì a livello mentale: cioè offre l’impressione di non patire più psicologicamente Lewis.

E se davvero è così, mi sa che la mia reiterata profezia pro Hamilton, in salsa iridata, va tranquillamente a farsi fottere. Nemmeno mi dispiacerebbe, peraltro…