custom logo
La vera colpa di Ron DennisLeo Turrini - 19 ottobre 2016

L’ipotesi di un addio di Ron Dennis alla tolda di comando della McLaren circola da un sacco di tempo.
Io non so quanto ci sia di vero nelle ultime indiscrezioni.
In compenso, sono convinto che la storia di Dennis, come figura leader di un marchio vincente, si sia esaurita molto tempo fa.
Precisamente, nel 2007.
Ma non perché Ron fosse coinvolto nella penosa spy story ai danni della Ferrari.
Al contrario.
Come scrissi allora, io avevo l’idea che Dennis, di quella orrenda vicenda, nulla sapesse.
Forse ero e rimango un povero babbeo troppo ingenuo, eppure mi sembrava che i suoi sottoposti, i suoi dipendenti, veri artefici del misfatto, nulla gli avessero detto.
E questa era persino più grave di una corresponsabilità diretta nel misfatto. Perché se sei il capo e i subordinati ti tengono all’oscuro di una trama tanto torbida, eh, allora significa che non conti più, anche se sei sempre il padrone.
Magari mi sbagliavo e mi sbaglio, ma proprio questo dissi a Dennis un venerdì a Budapest nel 2007, quando tutto stava per essere scoperto.
Lui mi rivolse un sorriso di compatimento, quasi a dire: ma quanto sei scemo, pezzente di un italiano.
E chi può dirlo?
Dopo di che, il vero fallimento di Dennis sta racchiuso in quasi vent’anni di flop.
Hakkinen mondiale nel 1999.
A seguire, solo il titolo di Hamilton nel 2008.
E per uno che è stato il datore di lavoro di Lauda, di Prost, di Senna, di Raikkonen, ecco, numeri così sono la vera condanna.