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La F1 del 2017 vista da DallaraLeo Turrini - 10 febbraio 2017

Il prossimo 4 aprile, a Parma, l’ingegner Dallara mi farà l’onore di presentare il libro su Ferrari.
“Tu sei Leo Turrini e a Leo Turrini non si può dire di no”.
L’affetto di gente come lui e come Forghieri vale una carriera.
Ho chiesto a Dallara, classe 1936, un’idea fresca sulla F1 che verrà.
Mi ha risposto così.
“Fammi dire subito che mai Marchionne mi ha chiesto qualcosa per il reparto corse della Ferrari. E ha ragione, perché con la mia azienda io lavoro su altre cose”.
“Delle nuove regole da ingegnere non comprendo perché abbiano deciso di puntare su un carico aerodinamico più alto. Ciò significa tecnicamente rendere quasi impossibile il sorpasso, perché nessuno potrà prendere la scia di chi sta davanti. Ci si lamenta del poco spettacolo in F1 e poi si va in direzione opposta…”
“Sono meno negativo sulla power Unit. Vedi, la Formula Uno e’ e deve essere sperimentazione tecnologica al massimo livello. L’ibrido abbinato al turbo va in questa direzione, e’ una sfida per chi produce automobili, ha un senso…”
“Poi, certo, uno deve chiedersi quale sia il confine tra ricerca e show. Come sai io sono molto presente in America ho appena vinto con la Cadillac a Daytona e in America hanno l’ossessione di livellare la competizione. In ogni maniera. Prendi le bandiere gialle, i ricompattamenti, eccetera. La F1 segue un’altra filosofia e infatti si sono inventati la virtual Safety CAR per conservare i distacchi in pista…”
“E’ uno scontro quasi culturale, ecco. Io amo l’America, e’ il mio core business ma comprendo che esistano approcci diversi. Non chiedere a me cosa sia meglio, sarei partigiano. Liberty Media? Uh, dipende da tante cose, vengono appunto da un altro mondo, vedremo…”
“La Ferrari? Tu ne sai molto più di me e noto che sei straordinariamente cauto. Facciamo così. Quando si ricomincia a giocare con un mazzo di carte completamente nuovo, chi sta perdendo ha una chance in più…”