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Si fa presto a dire VerstappenLeo Turrini - 16 giugno 2017

Fanno undici anni in questi giorni.

Era inizio estate 2006 quando il Clog prese timidamente forma.

Mai avrei osato immaginare un successo simile!

Ringrazio chiunque sia passato di qui, anche una volta sola. E, come per la Settimana Enigmistica!, i tentativi di imitazione, talvolta pure patetici, sono la miglior testimonianza del buon esito della avventura che ha cambiato felicemente la mia dimensione.

Adesso spenderò due parole su Verstappen, avendo apprezzato numerosi commenti sul conto del figlio d’arte (mi riferisco alla mamma, il padre l’ho visto all’opera, non era granchè).

Sarò breve e sarò greve.

Badate bene: quanto sta per seguire, nella mia prosa, non significa, PER NIENTE!, che io stia paragonando a Gilles e ad Ayrton.

Il Dio delle corse me ne scampi.

Ma è pur vero che quando Villeneuve debuttò in F1 io c’ero e complice anche una tragedia in Giappone il coro unanime era: Ferrari è impazzito, ha messo in macchina un folle, prima lo caccia e meglio è.

Ed è anche vero che Senna, così mi raccontava nel 1985 il mio idolo Alboreto, “è un maniaco che pensa di correre da solo, non ha alcun rispetto per chi fa il suo stesso mestiere e purtroppo non impara, è talmente presuntuoso che non esiste lezione che possa aiutarlo a comprendere come debba comportarsi un pilota”.

Io non penso, ripeto!, che Verstappen possa essere accostato a Gilles e ad Ayrton.

Penso però che, a prescindere dalle sue prospettive di mercato e dai suoi sbocchi di carriera, ecco, penso però sia il caso di coltivare nei suoi confronti un sano sentimento di indulgenza.

Potrebbe quasi essere mio nipote e guida alla boia di un Giuda.

Non di rado mi fa incazzare, vedi Montreal, essendo io ferrarista.

Ma vogliamo lasciare in sospeso il giudizio, please?

Ps. Spazio sotto per quanti nel week end intendessero occuparsi della 24 Ore di Le Mans.