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V come Vasco, V come VettelLeo Turrini - 1 luglio 2017

Vediamo di metterci un po’ avanti con il lavoro, che ho tanto da fare.

Lunedì, riunione straordinaria Fia dedicata al famigerato episodio che in quel di Baku ha avuto come protagonisti Seb Vettel e Lewis Hamilton.

Ipotesi uno.

Jean Todt e i suoi uomini rifilano al ferrarista una plateale lavata di capo, gli tolgono la condizionale, cioè alla prossima che fa è out per un Gran Premio, al tempo stesso invitano anche il Nero a rispettare un po’ di più l’etica dello sport, in sostanza nessuna sanzione aggiuntiva per il quattro volte campione del mondo e invito ecumenico a fare i bravi bambini in Austria.

Colonna sonora: ma sai che cosa ce ne frega a noi, tra demonio e santità eccetera.

Ipotesi due.

Il sinedrio della Fia scopre all’improvviso che la punizione già inflitta a Vettel è troppo lieve e di conseguenza toglie il ferrarista dall’ordine d’arrivo del Gran Premio azero, sottraendogli la bellezza di dodici punti nella classifica iridata. Marchionne incassa e s’incazza.

Colonna sonora: però la dignità dove l’avete persa? Gli spari sopra, sono per voi.

Ipotesi tre.

Cedendo all’osceno can can mediatico, purtroppo amplificato persino in Italia da un esercito di servi sciocchi, la federazione internazionale delibera che Seb Vettel è un essere immondo (tipo Schumi dopo Jerez97, quando Jean Todt ovviamente era un’altra persona, ci mancherebbe) e quindi gli vieta la partecipazione al Gran Premio d’Austria, per la felicità di ipocriti, collusi, mezze calzette, buffoni eccetera. Marchionne sbarella di brutto, perchè gli era stato fatto credere che non esisteva una volontà persecutoria nei confronti della Ferrari e del suo punto di riferimento.

Colonna sonora: mi ricordo che mi si escludeva per motivi che oggi fanno solo ridere.

Molto bene: forse dal sound track da me individuato è possibile intuire di cosa io mi sia occupato nelle ultime trentasei ore.