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La Ferrari e le battaglie d’InghilterraLeo Turrini - 13 luglio 2017

Pare che Hamilton non abbia partecipato alla parata F1 in quel di Londra perché Roscoe, il suo cane, era indisposto.

Ho narrato spesso delle mie gite a Silverstone. Da quando mi trovai faccia a faccia con Lady Diana al dramma di Schumi (peraltro, quella fatidica domenica io ero in ferie, ehm ehm, interrotte rapidissimamente causa schianto).

Credo che stavolta, 2017, la Ferrari affronti l’ennesima delle sue battaglie d’Inghilterra.

Delle novità che ci saranno sulla SF 70 H molto è stato detto.

Io non penso sia questa la mano decisiva della partita iridata. Ormai ho l’impressione che le svolte determinanti matureranno da Spa in poi.

Ma certo per Vettel sarebbe molto importante arrivare alla sosta estiva in una posizione di vantaggio.

Silverstone, per lui.

E Silverstone, per noi.

Mi vengono in mente due cose. Una ascoltata da antichi testimoni.

E una vissuta in prima persona.

1951, la vittoria di Froilan Gonzalez.

Oggi ho ucciso mia madre, scrisse Ferrari nel suo diario riferendosi al trionfo Rosso ai danni della Alfa Romeo.

Froilan ho fatto in tempo a conoscerlo.

Era un omone dalla testa enorme. Lo intervistavo e ogni due per tre mi diceva: amigo, scrivi claro che io tutto debbo alla Ferrari, non ero forte come Fangio, ma forse nella storia del Cavallino io ho un posto più grande di quello di Juan Manuel, che pure a Maranello diventò campione del mondo, nel 1956.

Magari era anche vero, claro.

Poi mi ricordo l’incredibile 1998.

La pioggia sporca d’Inghilterra.

Un finale tumultuoso.

Schumi che grazie ad una genialata di Ross Brawn e Stefano Domenicali, allora diesse, sconta una penalità oltre il traguardo.

Vincendo comunque.

Ron Dennis aveva le vene che gli esplodevano.

Io ero felice come un ragazzino non più tale.

La sera, aeroporto di Luton, con la squadra seguimmo in tv la finale del mondiale di calcio, Francia-Brasile 3-0.

Ad un certo punto la telecamera inquadrò in tribuna Schumi e Todt, che al volo si erano precipitati a Saint Denis per la partitissima.

Un meccanico di Maranello sospirò: ma quanto è veloce, quest’uomo?

Io ridevo di cuore e se Vettel mi riportasse a quei momenti lì potrei persino schiattare contento.

Ps. Spazio sotto per chi volesse narrare le libere inglesi. Sono gradite notizie sulla salute di Roscoe, grazie.