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Interessante Simposio sulla AgroEcologia a Roma presso la FAO

Interessante Simposio presso la FAO a Roma sulla AgroEcologia moderna:  i metodi di produzione alimentare si basano su sistemi agricoli che sfruttano le risorse in maniera eccessiva lasciandosi dietro i costi ambientali che per troppo tempo sono rimasti occulti. Ma gli 815 milioni di persone che ancora oggi muoiono di fame testimoniano che la Rivoluzione Verde mostra la corda: non ha sradicato la fame e ha degradato il suolo, le foreste, l'acqua, la qualità dell'aria e la biodiversità globale. È quanto emerge dal Simposio sull’agroecologia, svoltosi alla Fao, alla presenza di ben  700 tra rappresentanti dei governi, delle istituzioni, delle aziende, delle associazioni e ong. Sono il biologico, il biodinamico e tutti i metodi agricoli definibili ecologici a indicare la strada più chiara per la scelta dell’agroecologia. Lo testimonia anche la decisione di includere nel panel dei relatori la più grande azienda italiana del bio, NaturaSì – unica azienda agroalimentare presente durante le giornate dei lavori. “Noi siamo in posizione centrale tra i consumatori e i produttori”, afferma il presidente di NaturaSì Fabio Bresacacin, intervenendo nella tavola rotonda su Innovative Markets, Food Systems and Cities, assieme al sindaco di Valencia Joan Ribò, alla presidente dell’ong statunitense Food Tank Danielle Nieremberg e al presidente di Banca Etica Ugo Biggeri. “Da parte dei consumatori – continua Brescacin - osserviamo un'aumentata consapevolezza non solamente verso un cibo sano ma anche una crescente responsabilità sociale ed ecologica verso il pianeta. Occorre un ulteriore passo in avanti, per riconoscere il giusto prezzo da pagare agli agricoltori del Sud e del Nord del mondo non solo per avere un cibo di qualità ma anche per l'obiettivo comune di rigenerare la vita attraverso l'agricoltura biologica e biodinamica nel  pianeta”. L’agroecologia è lo strumento che le Nazioni Unite indicano quindi oggi come essenziale per raggiungere l’obiettivo di sconfiggere la povertà e mantenere gli equilibri ambientali. A questo proposito, il biologico può vantare dei record di eccellenza. - Lotta alla siccità e all’intensificarsi di eventi climatici estremi: i terreni coltivati con l’agricoltura bio, rispetto a quelli trattati con i metodi tradizionali, sono in grado di trattenere mediamente il 55% in più di acqua. Una straordinaria proprietà che dipende dalla ricchezza (fino al +70%) di humus, la preziosa componente organica del suolo, che assorbe  acqua fino a 20 volte il suo peso, secondo i dati di uno studio del FiBL (Istituto elvetico di ricerca sull'agricoltura biologica). - Assorbimento gas serra: il settore agricolo UE-28 produce 432,5 milioni di tonnellate di CO2, pari al 10,2% delle emissioni totali. Ma se in tutta Europa solo il 10% dei campi passasse da un regime ad alto consumo di chimica al metodo biologico (passando dagli attuali 11 milioni circa di ettari a 17,4 milioni) la capacità di sequestro di carbonio potrebbe raggiungere un valore pari a un taglio del 6,6% delle attuali emissioni agricole. E l’obiettivo del 10% bio non è irreale se pensiamo che solo in Italia il 14,5% della superficie agricola è già coltivata secondo i metodi biologici e che soli 3anni bastano per convertire un campo. - Produzione emissioni climalteranti: la bioagricoltura produce il 40% in meno di gas serra rispetto a quella convenzionale, grazie a un minor uso di chimica e di energia e a un maggior ricorso al lavoro umano nel vero e proprio processo di coltivazione. - Economia: In Italia oggi l’intero comparto del biologico vale 5,3 miliardi di euro (+9% rispetto al 2016) con un export di circa 2 miliardi. In netta controtendenza rispetto all’agricoltura convenzionale e all’industria in generale, in piena crisi economica. “Occorre che in questo momento più che mai le aziende come NaturaSì, assieme ai consumatori, siano pronte a promuovere e sostenere il vero bio: il biologico non è solo un’etichetta apposta su una confezione, è un sistema di vita e di regole, un nuovo modo di lavorare e di concepire l’azienda come un vero e proprio organismo vivente”, conclude il presidente di NaturaSì Brescacin. (a cura di Ufficio stampa EcorNaturasì, Silverback Greening the Communication).

 

 

 

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