Onore anche a Betocchi
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Firenze, 2 ottobre 2012 – Articolo pubblicato su “La Nazione”, 2 ottobre 2012.
Il «Betocchi»? Cancellato
Domenica Firenze ha reso omaggio alla memoria di un suo concittadino illustre, il poeta Mario Luzi, dedicandogli una biblioteca. Pochi giorni prima, con un incontro al Gabinetto Vieusseux Firenze ha onorato il poeta livornese-genovese Giorgio Caproni, di cui ricorre il centenario della nascita e che indubbiamente, meriti a parte, con la città ha avuto rapporti intensi fin dai tempi dell’ermetismo. Ma chi si ricorda a Firenze di un grande poeta come Carlo Betocchi, che Luzi stesso definiva «mio solo umile maestro»?
In realtà a Firenze (dove si conservano all’Archivio Contemporaneo del Vieusseux le sue carte) esiste da tempo un Centro Studi a lui dedicato, attualmente presieduto da Francesco Gurrieri, che da un decennio, continuativamente, ha conferito in Palazzo Vecchio premi in suo ricordo ad esponenti di spicco della poesia nazionale ed internazionale: dal canadese Lochhead alla Spaziani, da Pagliarani a Conte. Un modo per tenere all’attenzione nel quadro cittadino una figura centrale del Novecento già per suo conto penalizzata, per una serie di ragioni tra cui la sua fraintesa toscanità, dal canone vigente.
E la brutta notizia da annoverare fra i torti che la memoria del poeta di Realtà vince il sogno e L’estate di San Martino subisce è questa: che il prestigioso Premio Betocchi, finora realizzato con il concorso dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e del Comune, quest’anno non potrà avere luogo per assoluta mancanza di fondi.
Possibile che Firenze debba rinunciare a questa iniziativa nel segno della civiltà e della vera cultura? Il ricordo di Betocchi merita questa cancellazione, questo ulteriore silenzio imposto?
Marco Marchi
Un passo, un altro passo
Un passo, un altro passo
ivi del cielo il masso
azzurro, la vivente natura,
e l’inferma pietà
che se stessa conosce negli errori,
e la lieve follia, ivi la morte,
il rumore e il silenzio,
e il mio esistere anonimo;
e come dalla pietra sale il canto
di un colore che è muto,
un passo, un altro passo,
inciampando nel divino esistere
io giungo a riconoscermi nel sasso
che sospira all’eterno, in alto, in basso.
Carlo Betocchi
(da Un passo, un altro passo, 1967)
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