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Non solo poeta: Antonio Prete

Firenze, 9 maggio 2012 – Oltre ad essere stato per molti anni un qualificato e apprezzato docente di Letterature comparate presso l’Ateneo senese, Antonio Prete, di origini pugliesi, è autore di saggi, narrazioni, poesie e traduzioni. Ha tradotto molto bene, tra l’altro, Les Fleurs du Mal di Baudelaire (per Feltrinelli), e abbiamo già in mente, allargando il discorso intrapreso con queste Notizie di poesia, di offrire prima o poi al lettore, in originale e secondo la sua riuscita traduzione, un fondamentale, emblematico e suggestivo testo baudelairiano come L’Albatros.

Tra gli studi di Prete si ricordano, assieme al noto Il pensiero poetante dedicato a Leopardi, del 1980, Trattato della lontananza e All’ombra dell’altra lingua. Per una poetica della traduzione, editi da Bollati Boringhieri rispettivamente nel 2008 e nel 2011. Nella narrativa: L’imperfezione della luna (Feltrinelli 2000), Trenta gradi all’ombra e L’ordine animale delle cose (Nottetempo 2004 e 2008). Nella poesia: Menhir e Se la pietra fiorisce (Donzelli Poesia 2007 e 2012).

Il componimento proposto è tratto dall’ultima raccolta, fresca di stampa. In esso anche l’eco del Leopardi tanto a lungo e così a fondo studiato da Prete si fa sentire, modernamente cooptato tra immaginazione e pensiero nell’affrontare il tema della lingua, del dicibile e dell’ineffabile. Ed è proprio commentando L’Infinito che Prete ha notato, fornendoci un’attendibile cifra di lettura per accostarci a Leopardi e insieme alla scrittura di ogni autentico poeta: «La ricordanza si ferma dinanzi alla persa stagione ch’è il vero “sentimento del tempo”, dinanzi ad un improvviso empito di vita: il nichilismo leopardiano ha lo sguardo fisso sulla vita, e del sapere della morte, qui affidato al “trionfo dell’eterno”, fa una passione di vita».

Marco Marchi

Niente riposa nella lingua

Fa naufragio la parola che dice
il mare, poi come sughero sale
verso l’immenso, si fa grido e fremito.

Le sillabe, scompigliate dal vento,
si cercano, sibilando s’adagiano
nella frase, carezzate dal senso.

Corre la nube, insegue le vocali
per farsi forma e luce, poi si scioglie
in pioggia sopra la terra riarsa.

Niente riposa nella lingua, fugge
da ogni cosa verso quella dimora
dove il verbo sparendo s’inazzurra
e il silenzio è finestra all’infinito.

Antonio Prete