L'Oriente vicino

Tre marinai morti su un cargo colpito da un missile degli Houthi yemeniti

Di Lorenzo Bianchi

Tre marinai hanno perso la vita in un attacco dei miliziani  yemeniti Houthi filoiraniani che hanno lanciato un missile contro la nave portarinfuse True Confidence che batte bandiera delle Barbados. Due sono filippini. Il giorno prima  gli uomini in armi dello Yemen avevano lanciato una raffica di droni e di missili contro le unità della marina statunitense nel Mar Rosso. La True Confidence era 54 miglia nautiche a sud ovest di Aden. Il leader dei ribelli sciiti yemeniti Abdul-Malik al-Houthi ha dichiarato che gli attacchi ''sul fronte del Mar Rosso continueranno e con efficacia''. Nel consueto discorso tv del giovedì, ha rivendicato che il gruppo filoiraniano ha condotto negli ultimi cinque mesi ''96 operazioni con missili e con droni, prendendo di mira 61 navi nella regione del Mar Rosso e Mar Arabico''. Al-Houthi ha precisato che i suoi uomini sono stati "i primi a prendere di mira le navi con missili balistici, con grande stupore degli americani''

Il 2 marzo un drone “Samad” lanciato dagli Houthi è arrivato a sei chilometri, un minuto e mezzo di volo, dal cacciatorpediniere Caio Duilio in navigazione nel Mar Rosso. È il primo attacco a una nave della Marina Militare Italiana sferrato dai miliziani filoiraniani che controllano quasi tutto lo Yemen. Sei colpi di cannone a tiro rapido da 76 millimetri esplosi a “prora dritta” hanno disintegrato il velivolo senza pilota. Non è stato necessario usare i costosissimi missili antiaerei. Il giorno prima prima una coppia di droni aveva puntato sulla fregata tedesca Hessen. L’11 dicembre nel mirino degli Houthi era finita la fregata francese multiuso Languedoc. “Nel Mar Rosso – ha commentato la premier italiana Giorgia Meloni – passa il 15 per cento del commercio globale”. Per la stessa via d’acqua transita circa un terzo delle esportazioni italiane. Il 2 marzo è affondato il cargo britannico Rubymar, colpito da un vettore yemenita il 18 febbraio. Da allora imbarcava acqua ed era stato abbandonato dall’equipaggio. Il 2 marzo gli americani hanno abbattuto un missile balistico dei miliziani yemeniti. Il 27 febbraio è toccato a 5 droni. Il 26 un velivolo esplosivo senza pilota. Nei giorni scorsi il Pentagono ha dichiarato di aver fatto 230 raid sullo Yemen assieme al Regno Unito bombardando le rampe di lancio dei miliziani sul loro territorio.

Il 19 febbraio l’Unione Europea ha approvato la missione” Aspides” per difendere le navi commerciali nel Mar Rosso e nel Canale di Suez, un’operazione che durerà almeno 12 mesi. Il comando strategico è stato affidato alla Grecia e quello tattico all’Italia che per questa funzione ha designato il cacciatorpediniere Caio Duilio, lungo 152,9 metri, varato nel 2007, velocità 29 nodi, munito di missili antiaerei, di tre cannoni a tiro rapido, di siluri, di mitragliere e di un elicottero. La “Aspides” non ha l’ombrello legale delle Nazioni Unite per via dell’opposizione della Russia e della Cina. Alla Caio Duilio manca il benestare delle due Camere italiane. Il Senato comincerà a discuterne il 5 marzo. La Germania, la Francia e la Grecia hanno già approvato la missione. “Per il momento non abbiamo indicatori che segnalano ulteriori attacchi in corso o in vista - spiega il comandante, il capitano di vascello Andrea Quondamatteo - non stiamo scortando in maniera ravvicinata nessun mercantile”. Da febbraio, però, la Caio Duilio ha protetto 14 navi in quel tratto di mare sul quale transita un terzo delle esportazioni italiane. “In questo momento – precisa l’ufficiale - siamo in missione di vigilanza in un assetto di prontezza più elevato della navigazione normale”. “C'è una valutazione importante del rischio - precisa - ma siamo addestrati a questo. La prontezza mantenuta per periodi prolungati è faticosa e per questo vorrei fare un plauso al mio personale. Sdetiamo tutti bene, l'equipaggio è composto da professionisti altamente concentrati e formati. Sanno fare bene il loro lavoro e io sono orgoglioso di essere il loro comandante. L'azione di ieri non è stata di un comandante, ma di un intero gruppo coeso”. Il coordinatore dell’operazione è l’ammiraglio Stefano Costantino.

Le Camere dovranno approvare anche il prossimo comando italiano della Missione antipirateria della Ue Atalanta, nata nel 2008 per tutelare la navigazione lungo le coste del Corno d’Africa, e la Ctf-153, ovvero “Prosperity Guardian”, composta da Usa, Regno Unito e da altri dieci Paesi. Quest’ultima dal dicembre 2023 ha la sua base di comando in Bahrein all’interno della V Flotta americana. L’Italia per ora ha rifiutato di partecipare.

Il Bel Paese era nel mirino dei miliziani Houthi dal 5 febbraio. Se parteciperà alla missione dell’Unione Europea nel Mar Rosso “diventerà un bersaglio”, aveva annunciato Mohamed Ali al Houthi, originario della provincia di Saada, cugino del leader Abdul Malik al Houthi in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”. L’esponente di Ansar Allah, i sostenitori di Allah, ha risposto così alla domanda specifica: “L’Italia diventerà un bersaglio, se parteciperà all’aggressione contro lo Yemen. Il suo coinvolgimento sarà considerato un’escalation e una militarizzazione del mare e non sarà efficace. Il passaggio delle navi italiane e di altri Paesi durante le operazioni yemenite a sostegno di Gaza è una prova che l’obiettivo è noto”.

Gli Houthi chiedono a Roma di “esercitare pressione su Israele per fermare i massacri quotidiani a Gaza. Questo porterà alla pace. Consigliamo all’Italia di rimanere neutrale. È il minimo che può fare. Non c’è giustificazione per qualsiasi avventura al di fuori dei suoi confini”. Secondo Mohamed Ali al-Houti, "non c'è alcun blocco nel Mar Rosso". "Prendiamo di mira – argomenta - solo le navi associate a Israele, unità che si dirigono verso porti occupati, natanti di proprietà di israeliani o che entrano nel porto di Eilat. Non abbiamo intenzione di chiudere lo stretto di Bab el Mandeb o il Mar Rosso. Essere classificati come terroristi per sostenere Gaza è un onore per noi". "Se gli Stati Uniti - aveva concluso - inviano truppe nello Yemen, dovranno affrontare sfide più difficili di quelle subite in Afghanistan e in Vietnam. Il nostro popolo è resiliente, pronto e ha varie opzioni per sconfiggere strategicamente gli americani nella regione”.

Spedire un container lungo 12 metri, largo 2,13 metri e alto 2,35 metri da Genova a Shanghai costava 1600 dollari fino al primo attacco degli Houthi del 19 novembre 2023 contro il mercantile Galaxy Leader che fu fu dirottato nel porto yemenita di Salif. Oggi per la stessa tratta, ma passando per il capo di Buona Speranza il prezzo è di 5600 dollari. I tempi del viaggio sono quasi raddoppiati. Per il solo carburante si spende un milione di dollari in più. I costi delle assicurazioni dei Lloyds di Londra sono raddoppiati. Tesla, Ikea, Volvo hanno dovuto fermare la produzione. L’export agroalimentare italiano verso l’Asia e di 5,5 miliardi all’anno calcola la Coldiretti.

Tra gli alimentari interessati alle esportazioni in Asia ci sono l'ortofrutta fresca e trasformata per un valore attorno al miliardo di euro, pasta e prodotti da forno per 800 milioni, dolci per altri 400 milioni e vino per oltre mezzo miliardo. La Cina contende agli Usa il primato nel consumo di vini rossi dei quali l'Italia è tra i primi tre Paesi fornitori. Le difficoltà sul mercato asiatico colpiscono un settore in grande espansione che ha messo a segno nel 2023 il record storico. L’export agroalimentare nazionale ha raggiunto il valore massimo di 64 miliardi, con una crescita del 6% rispetto all'anno precedente, secondo la proiezione della Coldiretti sulla base di dati Istat. L’Italia esporta 217 milioni di chili di frutta, 51 milioni di mele in India, 15 milioni negli Emirati Arabi Uniti, 66 in Arabia Saudita. Il made in Italy in Cina vale 112 milioni solo nei vini. In totale attraverso il canale di Suez passava il 40 per cento delle esportazioni del Bel Paese via mare. La banca di investimenti Schroders teme che i prezzi del petrolio schizzino da 80 a 120 dollari al barile. Per lo stretto di Bab el Mandeb transitava il 15 per cento del greggio importato dall’Italia e il 10 per cento del gas liquefatto. Nello stretto di Hormuz controllato dall’Iran passava oltre il 35 per cento del petrolio esportato in tutto il mondo ossia quindici milioni di barili al giorno. British Petroleum e la norvegese Equinor, hanno già optato per la rotta lunga, la circumnavigazione dell’Africa.

Saranno potenziati i missili usati dalla Royal Navy britannica per contrastare gli attacchi lanciati dagli Houthi dello Yemen nel Mar Rosso. Il sistema di difesa aerea Sea Viper avrà razzi più efficaci dotati di una nuova testata. E’ è previsto un aggiornamento del software per contrastare la minaccia rappresentata da missili balistici degli Houthi, per tracciare e abbattere obiettivi a più di 112 chilometri di distanza. Un “aggiornamento” che vale 405 milioni di sterline è stato assegnato a Mbda. Sarà completato entro il 2032 e assicurerà 350 posti di lavoro. Così Sea Viper diventerà "il miglior sistema di difesa aerea navale mai sviluppato per la Royal Navy".

L’ex amministratore delegato di Eni e di Enel Paolo Scaroni in un’intervista a “Verità&Affari” del 3 settembre 2022 aveva sostenuto che l’Italia non stava facendo tutto quello che avrebbe potuto per ottenere un prezzo più basso del gas: «Norvegia, Olanda, Canada, Stati Uniti, grandi esportatori della materia prima adesso stanno incassando grandi profitti e hanno salvaguardato i loro interessi. Nell'immediato eserciterei una fortissima pressione politica e commerciale su Algeria, Libia, Azerbaigian e soprattutto sulla Norvegia che ci forniscono gas via tubo, perché sono legati a noi come noi siamo legati a loro. Dovrebbero caso mai praticarci prezzi ai livelli del gas americano, in ogni caso ben lontani da quelli stratosferici del TTF, la borsa del gas di Amsterdam”. Se si esclude la reintroduzione dell’italiano come seconda lingua facoltativa nelle scuole secondarie, Roma resta drammaticamente un peso piuma, benché si sia confermata nei primi 5 mesi del 2022 prima per l’interscambio commerciale con la Libia, addirittura superando la Cina. Il 6 luglio il quotidiano “Libya Herald”, citando fonti del Governo di unità nazionale di Tripoli, ha scritto che la Libia potrebbe tagliare nel breve termine le esportazioni di gas all’Italia del 25 per cento “per soddisfare la domanda interna”.

Nel Paese che era uno dei maggiori fornitori di energia destinata all'Italia (nella foto mezzi concentrati ad Abu Qurain)  la situazione interna è ancora caotica. Il 28 agosto del 2022 sulle strade di Tripoli, a circa 30 chilometri dal centro, trentadue persone sono morte. Una vittima aveva appena 17 anni, Venerdì 2 settembre sette membri della stessa famiglia, in larga prevalenza donne, sono stati feriti nell’area di Warshafala. Così si discute, si fa per dire, il futuro del Paese. Per il momento Abdul Hamid Mohammed Dbeibeh, primo ministro del governo di unità nazionale sostenuto dall’Onu e, con le armi, dalla Turchia sembra aver avuto la meglio su Fathi Bashaga, l’ex ministro dell’interno nominato capo del governo dal Parlamento di Tobruk, una città non lontana dal confine con l’Egitto. Il cosiddetto uomo forte della Cirenaica, il generale Khalifa Haftar, ostenta distacco e invoca che la crisi sia risolta “dall’esercito e dal popolo”. Il 27 agosto, scatenando i più sanguinosi combattimenti avvenuti a Tripoli negli ultimi due anni, il premier nominato dal parlamento Fathi Bashagha aveva cercato inutilmente per la terza volta da marzo di insediarsi a Tripoli.  Una delle 32 persone uccise è l’attore comico Mustafa Baraka, molto popolare per i suoi video satirici sullo strapotere delle milizie armate e sulla corruzione. Baraka è stato colpito mentre riprendeva gli scontri.

 

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