L'Oriente vicino

Due caccia Eurofighter italiani respingono un ricognitore russo in Polonia

Di Lorenzo Bianchi

Per due volte una coppia di caccia Eurofighter italiani ha decollato dalla base polacca di Malbork in tre minuti e ha puntato verso un Ilyushin 20 russo, un ricognitore zeppo di antenne e di strumenti per l'intelligence elettronica. Probabilmente era una sorta di agente provocatore di alta quota che testava i tempi di reazione dei caccia della Nato. Dopo essere stato intercettato ha invertito la rotta ed è fuggito. Malbork è lo scalo più vicino all'exclave russa di Kaliningrad incastonata fra la Polonia e la Lituania, entrambe Paesi dell'Alleanza Atlantica. La notte del 28 marzo frammenti di un drone killer russo sono stati trovati in territorio romeno. Erano su un'isola del Danubio e ancora non è chiaro se sia stato un errore di navigazione o se sia stato abbattuto dalla contraerea di Kiev. Sulla sponda ucraina del fiume si affacciano porti come Izmail che l'Ucraina usa per esportare cereali e per ricevere rifornimenti bellici. Da una settimana le province ucraine a ridosso del confine sono prese di mira dai missili russi a lungo raggio, fra questi anche gli ipersonici Zirkon. Un paio di volte i cruise hanno varcato la frontiera di Varsavia e poi con un'improvviso dietro front e si sono gettati su obiettivi ucraini.

“Sono stati estremisti islamici, ma dobbiamo rispondere a una domanda: perché i terroristi cercavano di andare in Ucraina e chi li aspettava là?”. Le parole fra virgolette sono state il punto d’inizio di un incontro fra Vladimir Putin e i suoi collaboratori sulle misure da adottare dopo l'attentato di Mosca del 22 marzo. L’assalto alla sala per concerti Crocus è stato “un'intimidazione alla Russia e sorge una domanda: chi beneficia di questo?”, ha aggiunto, accusando gli Usa di “cercare di convincere tutti” che Kiev non ha avuto alcun ruolo nella strage. Ma è stato lo stesso Aljaksandr Lukašėnka, l'autocrate bielorusso, a smentirlo per un eccesso di zelo. Vantandosi di essere in contatto continuo con lo zar ha detto che il confine con la Bielorussia era stato immediatamente sigillato. "Perciò loro in Bielorussia non ci potevano entrare - ha tenuto a precisare - e lo vedevano. Quindi hanno girato e sono andati verso il confine fra la Russia e l'Ucraina. Ci siamo telefonati e io ho chiesto a Putin: hai bisogno di altro? Mi ha risposto: no tutto normale. "Tu aiutami a bloccare la strada verso di voi". Le persone che hanno perso la vita sono 143 (ma solo 84 sono state identificate), fra le quali 5 minorenni, e i feriti ricoverati in ospedale 180La Corte di Mosca che si occupa del caso ha tramutato in arresto il fermo di un ottavo sospetto. Si tratta di Alisher Kasimov, originario del Kirghizistan, ma cittadino russo. L'uomo è accusato di avere affittato un appartamento ai presunti terroristi, ma lui ha detto di averlo fatto senza sapere di chi si trattasse. Il Comitato investigativo ha annunciato che, su richiesta di alcuni deputati e figure pubbliche autorevoli, avvierà un'inchiesta sul ruolo dei Paesi europei e degli Usa nell'"organizzazione, finanziamento ed esecuzione di atti terroristici contro la Russia". La Procura generale, senza fare specificamente riferimento all'attacco di venerdì, ha comunicato che le indagini riguarderanno tra l'altro un "atto di terrorismo internazionale, vale a dire il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2" e che esistono tracce che portano a persone e strutture negli Usa, in Germania, in Francia e a Cipro

I quattro tagichi accusati di essere gli esecutori materiali sono apparsi con i visi gonfi, gli occhi tumefatti e uno addirittura in sedia a rotelle davanti alla Corte moscovita che ha tramutato il loro fermo in arresto. Le immagini diffuse dalla televisione di Stato hanno confermato le voci di torture. In un video circolato nei giorni scorsi a uno degli accusati veniva tagliato un orecchio. Uno dei quattro è apparso in aula con una vistosa benda bianca su un lato della testa. Interrogato sulle denunce, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov non ha voluto fare alcun commento. La Corte moscovita che si occupa del caso ha trasformato in arresto per almeno due mesi il fermo di altri tre sospetti, anch'essi di origine tagica, non coinvolti direttamente nell’eccidio. Si tratta di Isroil Islomov e dei suoi due figli Aminchon e Dilovar. Quest'ultimo è accusato di avere venduto agli attentatori l'auto con la quale sono arrivati alla sala concerti e con la quale sono poi fuggiti. Secondo il Comitato investigativo Dilovar e il fratello Aminchon sarebbero stati in contatto con Shamsidin Fariduni, 25 anni, uno degli accusati della strage. Gli altri tre sono Muhammadsobir Fayzov, di 19, Dalerdzhon Mirzoyev, di 32, e Saidakrami Murodali Rachabalizoda, di 30. Tutti si sono dichiarati colpevoli.

Per la seconda volta nella mattinata del 25 marzo Mosca ha lanciato 2 missili ipersonici Zircon contro Kiev. La prima era stata il 7 marzo. La fonte dell’informazione è la rivista “Defense Express” che ha analizzato i detriti dei due missili abbattuti dalla difesa aerea ucraina. I vettori sono stati lanciati dalla Crimea e sono caduti in diverse zone della capitale. In particolare è stato danneggiato un condominio nel quartiere Pechersky. Secondo le autorità municipali, sette persone sono rimaste ferite.  Il sistema di difesa ha abbattuto due vettori balistici nel terzo attacco aereo della città in appena cinque giorni. "Molto probabilmente - spiega il sindaco di Kiev Vitali Klitschko – non hanno fatto suonare l'allarme aereo, perché la loro velocità è altissima”. Un nuovo raid missilistico russo è stato lanciato la sera del 25 marzo contro Odessa. Tre donne hanno riportato ferite non gravi. Oleg Sinegubov, governatore di Kharhiv, ha accusato Mosca di aver colpito la città di Vovchansk, nel distretto di Chuhuiv, intorno alle 13 ora locale. Le bombe sono state fatali a un civile di 65 anni.

Il 24 marzo un missile russo ha sorvolato la Polonia per 39 secondi. “Abbiamo rafforzato n modo significativo la nostra posizione sul fianco orientale, anche con jet alleati per proteggere i cieli polacchi”, hanno fatto sapere fonti della Nato. Convocato dal ministero degli Esteri polacco, l'ambasciatore russo Serghei Andreyev ha ignorato “l'invito” delle autorità del Paese che lo ospita e “non si è presentato”.

L’Isis ha rivendicato per la seconda volta la sparatoria nella sala concerti Crocus di Krasnogorsk, nella periferia di Mosca. Un commando di quattro uomini armati e in tuta mimetica aveva superato i tornelli d'ingresso e aveva fatto fuoco. Incurante della rivendicazione, Vladimir Putin ha continuato a puntare il dito contro Kiev. Secondo gli investigatori russi gli esecutori materiali della strage volevano rifugiarsi in Ucraina grazie a una “finestra” preparata per loro oltreconfine. La presidenza Ucraina ha definito questa ricostruzione “assolutamente insostenibile”. Nelle prime ore del 23 marzo centinaia di moscoviti si sono messi in coda davanti a ospedali e a centri medici per donare il sangue. Vladimir Putin ha detto che “chi sta dietro questo barbaro atto terroristico sarà punito”. Tra le vittime molti bambini trovati abbracciati alle madri. In un discorso alla nazione il presidente russo ha denunciato “un omicidio di massa come quelli compiuti dai nazisti nei territori russi occupati nella Seconda guerra mondiale. Gli 007 dello Fsb hanno riferito di aver arrestato e trasferito a Mosca i quattro sospettati del massacro assieme ad altre sette persone nella regione di Bryansk, 350 chilometri a sud di Mosca. Secondo le autorità viaggiavano su una Renault Symbol bianca. Il deputato Alexander Khinshtein, capo della commissione per la politica dell'informazione della Duma, ha affermato che a bordo sono stati trovati passaporti tagiki. Secondo l'Fsb, i sospettati hanno cercato di fuggire verso il vicino confine con l'Ucraina, Paese nel quale avevano "contatti". La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha sottolineato che “negli ultimi anni il regime di Kiev ha condotto attività terroristiche attive e sistematiche contro i russi”, ricordando diversi “attentati contro personaggi pubblici e giornalisti”. Secondo il consigliere presidenziale ucraino Mikaylo Podolyak “qualsiasi tentativo di collegare l'Ucraina all'attacco terroristico è assolutamente insostenibile” e la versione dei servizi russi è “assurda”. In un video di tre minuti diffuso da Margarita Simonyan, direttrice della televisione “Russia Today”, uno dei quattro arrestati ha ammesso in un primo interrogatorio sommario di avere accettato di partecipare all'azione per soldi dopo avere seguito online le “lezioni di un predicatore", ma non ha fatto alcun cenno all'Ucraina. l’Isis ha rivendicato di nuovo la strage su “Amaq”, la sua agenzia di notizie, confermando che è stato compiuto da quattro suoi “combattenti”, di cui ha pubblicato le fotografie. “L'attacco - ha spiegato riferendosi agli interventi russi in Siria e in Africa- si inserisce nel contesto di una guerra furiosa con i Paesi che combattono l'Islam”. Per “Meduza”, un sito di dissidenti russi riparati a Riga, la capitale lettone, vicino alla città di Khatsun, nella regione russa di Bryansk  a 140 chilometri dal confine con l’Ucraina, è stato arrestato Rachabalizoda, 30 anni. Circolano video nei quali si vede un agente federale russo che lo picchia, gli taglia un orecchio e glielo mette in bocca. Nei filmati che riportano le loro prime dichiarazioni dicono di essere stati pagati 5000 euro a testa in rubli per ammazzare quante più persone possibili da  un ignoto "predicatore" che li avrebbe reclutati su Telegram nell'ostello nel quale vivevano a Mosca. Rachabalizoda spiega di aver lanciato dall'auto le armi del commando mentre fuggivano.

Secondo alcune testimonianze, gli assalitori avrebbero lanciato anche granate o bottiglie incendiarie e poco dopo l'intero edificio si è trasformato in un immenso rogo. Tutte le entrate secondarie erano bloccate. Il personale di vigilanza del locale era dotato solo di manganelli e di pistole stordenti.  Nella sala Crocus, la più grande di Mosca con una capacità di oltre seimila persone, stava per esibirsi la rock band Picnic. Un centinaio di persone sono state tratte in salvo dall’interno o dal tetto sul quale si erano rifugiate e che poi in parte è crollato a causa delle fiamme. Per spegnerle si sono alzati in volo diversi elicotteri.

Secondo l'intelligence militare ucraina l'attacco è “una provocazione organizzata dal regime di Putin, che la comunità internazionale aveva anticipato”. Due settimane fa l’ambasciata statunitense a Mosca aveva diffuso un’allerta su possibili azioni terroristiche nella capitale della Federazione Russa. “Meduza” riferisce che il giornalista investigativo russo Christo Gozev ha raccontato al canale televisivo “Tv Rain” che il governo americano aveva messo in guardia Mosca per “attività” nella capitale dell’Isis – Khorasan, una filiale del sedicente Califfato Islamico attiva nell’Asia centromeridionale e in Afghanistan. Secondo Gozev il servizio di intelligence russo Fsb aveva reso inoffensive (eliminate?) alcune cellule dell’organizzazione terroristica. Il giornalista aveva precisato che l’intelligence militare aveva portato in Russia gruppi di giovani afgani e li aveva addestrati. Gli 007, secondo Grozev, volevano creare una falsa pista terroristica per dar forza alla nuova mobilitazione di coscritti prevista dal Cremlino e destinata al fronte della guerra con l’Ucraina.

Cinque dipendenti della sala Crocus sono stati fermati e interrogati dalla polizia. L’Isis ha rivendicato la carneficina e ha detto che i suoi miliziani “sono rientrati in sicurezza alle loro basi”.  Lo scorso 7 marzo l'ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti. Irritata dal fatto che gli Usa hanno immediatamente escluso ogni responsabilità di Kiev nella carneficina, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha scritto sul suo canale “Telegram” che “se Washington ha qualche informazione sull'attacco terroristico a Mosca, deve condividerla immediatamente con la Russia”. L'allarme dell'ambasciata americana era stato lanciato dopo che, il giorno prima, l'intelligence russa aveva detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale. Gli 007 avevano precisato che l'attentato era stato pianificato da una cellula dell’Isis - Khorasan che si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca vari Paesi asiatici, tra cui l'Afghanistan, il Pakistan, l'Iran, e alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l'Uzbekistan.

Come al solito in questi momenti cruciali si registrano massicce interruzioni degli accessi a Telegram e al canale di messaggistica locale Vkontakte. L’ex presidente Dmitry Medvedev ha commentato l’accaduto sul suo canale Telegram con la durezza che gli è consueta: “Se fosse accertato che dietro ci sono terroristi del regime di Kiev, dovranno essere tutti trovati e uccisi senza pietà, compresi i leader dello Stato che ha commesso tali atrocità. I terroristi capiscono solo la risposta del terrore. Non servono né i processi né le indagini. Le morti dovranno essere affrontate con la punizione totale dei protagonisti e con la repressione delle loro famiglie”.

Una giornalista del quotidiano “Ostorozhno Novosti”, ha raccontato come si è salvata assieme a sua madre:” All’inizio non era neppure chiaro che si trattasse di spari. Dopo aver visto che gli addetti al controllo del possesso dei biglietti si precipitavano dai piani alti a quelli bassi siamo corse verso il centro della struttura e abbiamo visto i colpi arrivare dappertutto. Gli altoparlanti non hanno dato nessun annuncio. Ci siamo semplicemente buttate a terra e abbiamo aspettato. Poi ci siamo unite alla folla in fuga, ma qualcuno ha urlato che dovevamo tornare indietro. Lo abbiano fatto e ci siamo nascosti dietro a grandi vasi di fiori. Abbiamo visto che la gente scendeva le scale e ci siamo unite al flusso. C'era il cadavere di una bimba colpita alla testa. Finalmente siamo arrivate al parcheggio”.

Alla folla dei fan in visibilio sulla Piazza Rossa per la vittoria di Vladimir Vladimirovič Putin nelle elezioni del 15 - 17 marzo lo zar aveva giurato che la Russia andrà avanti “con le nuove Regioni, mano nella mano”. È vero, ha ammesso, che il viaggio delle genti del Donbass “verso la loro terra natale”, cioè Mosca, si è rivelato “più difficile e tragico” di quello della Crimea. “Ma comunque ce l'abbiamo fatta”, si è compiaciuto prima di intonare con tutta la piazza l'inno nazionale in un tripudio di bandiere. Il risultato ufficiale delle elezioni gli ha attribuito l’87,3 per cento dei suffragi.

Sulla base delle osservazioni satellitari da qualche settimana è scattato un allarme nel quartier generale della Nato su una possibile nuova offensiva di Mosca. L'esercito della Federazione russa sta concentrando di nuovo, come nel 2022, truppe ai confini dell'Ucraina e dei Paesi confinanti membri dell'Alleanza Atlantica. Le operazioni sono cominciate alla fine di gennaio. Il periodo dell'attacco potrebbe essere maggio o giugno. In quei mesi la Ue sarà nel pieno della campagna elettorale per le elezioni europee e gli Usa saranno distratti dallo scontro fra Joe Biden e Donald Trump.

In un incontro con i mass media presso il quartier generale della sua campagna elettorale, come riporta l'agenzia di stampa russa “Tass”, Putin ha nominato per la prima volta il dissidente Aleksej Naval’nyj. "Per quanto riguarda il signor Naval’nyj beh, è morto, e questo – ha detto lo zar - è sempre un evento triste. Pochi giorni prima alcuni miei colleghi, non membri dell'amministrazione, ma alcune persone, mi hanno rappresentato l'idea di scambiare il signor Naval’nyj con detenuti nelle prigioni dei Paesi occidentali. Che ci crediate o no, ancora prima che l'uomo che mi stava parlando finisse la sua frase, ho detto sono d'accordo, ma solo alla condizione che Naval’nyj non torni in Russia".

Durante le operazioni di voto, scrive “Meduza”, secondo l’organizzazione non governativa “Ovd-Info” 86 persone sono state arrestate in 21 città. Molti elettori hanno scritto sulle schede i nomi di Naval'nyj o di sua moglie Yulia, le ultime parole del blogger “Non arrendetevi”, slogan anti Putin e contro la guerra in Ucraina come il messaggio “l’amore è più forte della morte" o “Putin usurpatore, ladro e assassino”. Un elettore ha depositato feci sul nome del presidente russo. Tutti gli imbrattatori di urne sono stati incriminati per “tradimento”. Una donna ha perso un braccio per l’esplosione di un fuoco di artificio. In un messaggio dal carcere l'oppositore Ilya Yashin ha scritto che Putin ha voluto una vittoria trionfale perché non può liberarsi dai “suoi complessi freudiani”. Il vero obiettivo dell'operazione, ha aggiunto Yashin, è “far sprofondare nell'apatia quella parte della società che è contro la guerra”.

L'ex agente del Kgb Putin resterà al vertice della Federazione russa fino al 2030.  Il candidato del Partito Nuovo Popolo Vladislav Davankov ha ottenuto il 6,31% dei suffragi, Nikolai Kharitonov, esponente del Partito Comunista della Federazione Russa, il 5,02% e Leonid Slutsky, leader del Partito Liberal Democratico, il 2,99%.  Alle ore 18 di Mosca, le 16 in Italia, l’affluenza era pari al  60,17%. Nel dato è incluso il voto elettronico a distanza. Il presidente russo si è compiaciuto della circostanza che non ha avuto effetto la protesta nota come “Mezzogiorno contro Putin” caldeggiata dalla vedova del blogger Yulia Naval’naya.  Naval’nyj aveva teorizzato di recarsi tutti alle urne a quell’ora. Nelle quattro regioni ucraine occupate e annesse dalla Russia, stando agli exit poll, il consenso per lo zar è stato superiore alla media nazionale. “Bisognerà portare avanti operazioni sul terreno per far fronte alle forze russe”, ha detto il presidente francese Macron. Un funzionario della Commissione elettorale russa è rimasto ucciso in un bombardamento delle forze ucraine a Berdyansk, città sotto il controllo russo situato nell'oblast ucraino di Zaporizhzhia.

Le urne erano trasparenti. In questo modo chi voleva mostrare di aver votato per lo zar Vladimir infilava la scheda senza piegarla e mostrava che era stata scelta la casella di fianco al suo nome. Per stimolare l’afflusso ai seggi sono stati usati vecchi sistemi come concorsi a premi, pressioni sui dipendenti pubblici, app che geolocalizzano gli iscritti alle liste elettorali e il suffragio elettronico a distanza in 29 Regioni. Molti impiegati sono stati costretti a votare sul loro pc appena arrivati in ufficio. In maggio Putin compirà 72 anni. Nel 2030 toccherà il traguardo del trentennio al potere.

Nella regione russa di confine di Belgorod sono continuati i pesanti bombardamenti di Kiev. Il governatore, Vyacheslav Gladkov, ha denunciato che due civili sono rimasti uccisi e tre feriti in nuovi attacchi con droni, artiglieria e mortai. I centri commerciali sono stati chiusi per il fine settimana. Secondo il ministero della Difesa è stato respinto un altro tentativo di “infiltrazione di gruppi di sabotaggio ucraini”, che hanno perso 30 soldati. Le autorità locali hanno sostenuto che bombardamenti ucraini hanno provocato la morte di una donna e il ferimento di altre quattro persone nella parte della regione di Kherson occupata dai russi. Igor Lapunov, vice presidente di Rostelecom, ha dichiarato che sono stati sventati più di 90mila cyberattacchi alle risorse elettorali in Russia e ha attribuito le incursioni agli ucraini e ad indirizzi in Europa occidentale e Nord America. Sono stati coinvolti la Commissione elettorale e il voto elettronico, oltre che di Gosuslugi, il portale dei cittadini russi. Droni ucraini hanno colpito una raffineria a Syzran, nella regione di Samara, a oltre mille chilometri dal confine, nella quale si è sviluppato un incendio. Un bombardamento su un'altra raffineria a Novokuybyshevsk è stato sventato. Il controspionaggio interno, in sigla Fsb, ha sostenuto di avere arrestato un cittadino russo al soldo dei servizi segreti ucraini che preparava un attentato alla ferrovia transiberiana.

Secondo la Commissione Elettorale Centrale in almeno 29 seggi di 20 regioni russe sono avvenuti “atti di vandalismo”. In 20 è stato versato inchiostro nelle urne, in 8 si sono registrati tentativi di appiccare le fiamme e in uno è stato lanciato un fumogeno. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha puntato il dito direttamente contro i Paesi occidentali, accusandoli di “incitare persone, che sono evidentemente in connessione con loro, ad andare ai seggi e a commettere questi atti di estremismo”. Yana Lantratova, una deputata, ha annunciato che nei prossimi giorni sarà messo a punto un disegno di legge che prevede pene fino a otto anni di reclusione per chi tenti di interrompere le elezioni mediante incendio doloso o altri mezzi pericolosi. Non a caso Lantratova fa parte della commissione della Duma, la camera bassa del Parlamento, incaricata di indagare sulle ingerenze di Stati stranieri.

Nel primo giorno del voto russo per la presidenza le code in Siberia e nell’Estremo Oriente del Paese si erano formate prima dell’apertura dei seggi. Secondo “Meduza”, il cervellone moscovita della consultazione on line è andato in tilt per il numero altissimo di elettori che hanno cercato di usarlo, primo fra tutti Vladimir Putin che ha scelto di avvalersi della scheda elettronica e che dice di non avere uno smartphone. Secondo Stanislav Andreychuck, copresidente di Golos, l’organizzazione che tenta di sorvegliare la tornata elettorale, in entrambi i casi questo è il risultato della spinta coercitiva delle autorità a non disertare i seggi. “Nella seconda metà degli anni Trenta – ricorda l’esperta di politica Ekaterina Shulman – emerse questo costume, più eri fedele al Partito, prima arrivavi. Sotto Stalin ci si metteva in fila alle 4 di notte”.

In Ucraina la guerra non conosce soste. Almeno 20 persone sono state uccise e 73 ferite in un raid di missili caduti su Odessa, secondo un bilancio delle autorità locali. Un attacco definito “ignobile” dal presidente Volodymyr Zelensky che ha condannato “la feccia russa” per aver lanciato due missili, “il secondo quando erano già arrivati i soccorritori”. Tra le vittime ci sarebbero infatti anche un medico e un membro delle unità di soccorso.

Le elezioni presidenziali si sono tenute anche nelle quattro regioni ucraine parzialmente occupate dai russi e ufficialmente annesse a Mosca, quelle di Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson. In quest'ultima, ha riferito la commissione elettorale locale, un ordigno è stato fatto esplodere davanti a un seggio, mentre le truppe di Kiev ne hanno bombardati altri due, a Kakhovka e Brilevka. Nella seconda località vi sarebbero “feriti”. Razzi Vampire di Kiev hanno cominciato ad abbattersi fin dalle prime ore della giornata sulla regione di Belgorod. Parlando al Consiglio di sicurezza russo, Putin ha denunciato che dallo scorso 12 marzo l'Ucraina ha usato 2.500 uomini, 35 tank e circa 40 blindati da combattimento nel tentativo di entrare nel territorio russo in direzione di Belgorod e Kursk, ma “non ha avuto successo”. Nelle ultime ore, però, almeno due persone sono rimaste uccise e cinque ferite negli attacchi su Belgorod, secondo le autorità locali. Nel resto della Russia diverse persone sono state arrestate per aver versato inchiostro nelle urne in quella che è apparsa come una protesta coordinata, in almeno cinque seggi nelle regioni di Mosca, Voronezh, Rostov e Karachay-Cherkessia. Uno di questi episodi è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza di un seggio della capitale e postato sui social. La presidente della Commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova, ha avvertito che simili atti di sabotaggio possono portare a condanne fino a cinque anni. Secondo “Baza”, un canale su Telegram, a Mosca una donna ha versato un liquido verde, lo Zelyonka, in un’urna gridando slogan di incitamento a Kiev e tenendo in mano un telefonino dal quale evidentemente riceveva ordini e indicazioni. Il Comitato investigativo della capitale l’ha incriminata per alto tradimento. Altri contestatori, uno di 58 anni e un secondo di 66, hanno versato liquido verde in due distretti della regione di Voronezh. Risponderanno della stessa imputazione della donna. Sabotaggi dello stesso genere sono stati segnalati nella regione di Rostov e nella Katrachay Circassia. A San Pietroburgo una giovane di 21 anni è finita in carcere per aver lanciato una molotov contro la scalinata di accesso a un edificio nel quale si trovavano due seggi. Secondo il sito “Fontanka” avrebbe detto agli agenti che era stata pagata da un canale Telegram ucraino. A Maryino, un quartiere dell'estrema periferia sud-orientale di Mosca, una pensionata di 70 anni è finita in cella per aver dato alle fiamme una cabina elettorale.

Alla vigilia delle elezioni presidenziali nella Federazione russa Vladimir Putin aveva evocato ancora una volta lo spettro delle armi atomiche. In un’intervista alla tv  di stato aveva detto che il suo Paese ha sua disposizione sistemi nucleari “più avanzati” di quelli degli Stati Uniti. "Se necessario dal punto di vista tecnico-militare siamo pronti ad usarli", aveva avvertito citando la dottrina militare di Mosca, che consente di fare ricorso a tali mezzi di offesa solo come risposta a minacce all' “esistenza” dello Stato o alla sua “sovranità e indipendenza”Il Comitato dei rappresentanti permanenti presso l'Ue (Coreper) ha autorizzato l'Ukraine Assistance Facility (Uaf) a fornire aiuti militari urgenti a Kiev. La misura vale 5 miliardi di euro per il 2024 e prevede la possibilità di acquistare armi - e ottenere i rimborsi dal fondo - sul mercato internazionale qualora l'industria europea non sia in grado di evadere rapidamente gli ordini.

Mosca ha fatto sapere di avere intercettato 58 droni ucraini lanciati sul suo territorio tra la notte del 13 marzo e la mattina del 14 e che due raffinerie di petrolio sono state colpite. Una è a Riazan, località nella quale il governatore ha segnalato un incendio e il ferimento di alcune persone, e una a Novoshakhtinsk, nella regione di Rostov sul Don, che è stata costretta a sospendere l'attività. Il capo delle forze armate di Kiev Oleksandr Syrsky ha ammesso che la situazione sul campo di battaglia è “difficile” e che le forze russe potrebbero essere pronte a colpire in profondità le linee ucraine nella regione orientale di Donetsk.

Il 29 febbraio il presidente russo aveva subito un clamoroso smacco. Migliaia di persone si erano accalcate nel cimitero di Borisovskoye per lanciare fiori sulla bara di Aleksej Naval’nyj.  Nel tradizionale discorso sullo stato della Federazione russa l’uomo del Cremlino ha minuziosamente passato in rassegna il suo armamentario atomico: missili Khinzal e Zirkon già utilizzati, vettori Avangard e Peresvet “in servizio”, razzi Burevestnik e Poseidon “in fase di test”, il missile Sarmat già consegnato alle truppe. “Debbono capire (ndr. gli occidentali) – ha ammonito - che anche noi abbiamo armi che possono colpire obiettivi sul loro territorio, che tutto quello che stanno inventando minaccia davvero un conflitto con l’uso armi nucleari e quindi la distruzione della civiltà. Non lo capiscono o cosa? Hanno dimenticato cos’è la guerra, pensano che sia un cartone animato”.Alina Olekhnovich e Ivan Trofimov, due giovani accusati di essere collaboratori di Navalny e quindi di aver preso parte a una “comunità estremista” sono stati condannati a tre anni e mezzo di reclusione.

Nulla però ha potuto fermare il primo marzo la folla che si è radunata nel quartiere periferico di Maryino, ad oltre 20 chilometri dal centro di Mosca, per dare l'estremo saluto ad Alexei Navalny, in una piccola chiesa stretta tra anonime torri residenziali di 30 piani. Le autorità, nonostante il massiccio schieramento di forze dell'ordine, - polizia, Guardia nazionale, reparti speciali Omon - non hanno fatto nulla per disperdere i seguaci dell'oppositore, nemmeno quando dalla folla si sono levati slogan ostili contro Vladimir Putin. Le note di 'My Way' e della colonna sonora di 'Terminator 2', il film preferito di Navalny, hanno accompagnato la sepoltura, avvenuta alla presenza della madre Lyudmila, del padre Anatoly e di pochi intimi nel cimitero di Borisovskoye.

Nei giorni successivi Leonid Volkov, presidente della Fondazione anticorruzione di Aleksey Naval’nyj fino al 2023, è stato aggredito a Vilnius, la capitale della Lituania. ” Era appena uscito da casa sua - racconta Kira Yarmysh, la portavoce del dissidente - un individuo ha rotto il finestrino di un'auto, gli ha spruzzato gas lacrimogeno negli occhi e ha cominciato a colpire con un martello le sue gambe e le sue braccia. Ora è a casa”. Dalla colonia penale a regime speciale numero 7 di Omsk, a pochi giorni dall'apertura delle urne per le elezioni presidenziali il dissidente Vladimir Kara-Murza ha denunciato le ragioni per le quali "il regime di Putin è illegale" e ha sollecitato il "mondo a non riconoscerlo", come è stato fatto per Aleksandr Lukashenka in Bielorussia o per Nicolas Maduro in Venezuela. Nel giorno dell'addio, Navalny è stato ricordato con un nuovo omaggio da Vladimir Kara-Murza, un altro oppositore che attualmente sta scontando una condanna a 25 anni di reclusione, la più pesante inflitta a un nemico del Cremlino. “Il futuro non può essere fermato da pallottole, veleni o prigioni”, ha scritto il dissidente.

Aleksei Naval’nyj era diventato una pedina cruciale e indigeribile per Putin all'interno di uno scambio di prigionieri al quale hanno lavorato la Russia, la Germania e gli Stati Uniti. Per questa ragione il presidente russo ha deciso di toglierlo di mezzo e di rinviare il ritorno a Mosca dello 007 al quale teneva. Lo zar voleva il rilascio di Vadim Krasikov, un ex ufficiale dello Fsb (l'intelligence della Federazione russa) condannato in Germania all’ergastolo per aver ucciso a Berlino nel 2019 Zelimkhan Khangoshvili, un separatista ceceno. Il 19 febbraio Yulia Navalnaya, la moglie del dissidente, aveva dichiarato di essere a conoscenza delle ragioni per le quali Putin aveva ucciso il marito tre giorni prima. Maria Pevchikh, presidente della Fondazione Anticorruzione, creata del blogger più temuto dal capo dello stato, ha rivelato a quale circostanza si riferiva la consorte del dissidente. Krasikov avrebbe dovuto essere scambiato con due cittadini statunitensi finiti in galera in Russia e con Naval’nyj. Ma Putin non poteva accettare che il suo nemico più autorevole lasciasse il carcere e ha deciso di sbarazzarsi della pedina più importante del negoziato.

Secondo “Meduza” Maria Pevchikh in un video pubblicato il 26 febbraio ha sostenuto di aver ricevuto conferma la sera del 15, il giorno prima della morte di Naval’nyj, della circostanza che le trattative erano entrate nella fase finale. "Dopo l’invasione dell’Ucraina - ha precisato la presidente della Fondazione Anticorruzione -  ci è diventato del tutto chiaro che era necessario far uscire Naval’nyj dallo stato di detenzione ad ogni costo”. I sostenitori della Fondazione hanno compilato una lista di prigionieri politici che avrebbero dovuto tornare liberi, mentre il giornalista investigativo Christo Grozev ha cominciato ad identificare spie russe detenute all’estero. “Ci sono voluti quasi due anni – ammette Maria Pevchikh – per mettere in piedi questo piano, avremmo potuto essere più rapidi, impiegare solo qualche mese, ma è anche vero che gli alti funzionari americani e tedeschi ci facevano segni di comprensione, affermavano quanto fosse importante liberare Naval’nyj e altri prigionieri politici, ci hanno stretto la mano, ci hanno elargito molte promesse, ma non hanno fatto un bel niente. Il piano è arrivato all’approvazione finale nella primavera del 2023. Sono passati mesi di esitazioni e di comunicazioni fallaci, ma nel dicembre del 2023 il progetto era tornato d’attualità”.

Sono riemerse tracce del fatto che l'operazione era di nuovo in primo piano sia nelle notizie di fonte statunitense sul desiderio di Putin di far rilasciare Krasikov, sia negli accenni all’argomento nell’intervista concessa dal presidente russo all’inizio di febbraio a Tucker Carlson, già star giornalistica di “Fox News”. Dopo la morte di Naval’nyj Maria Pevchikh sostiene di aver saputo che l’oligarca multimiliardario Roman Abramovich, già padrone del Chelsea, la rinomata squadra inglese di calcio, aveva riproposto lo scambio a Putin. Al presidente russo sarebbe stato ripetuto che l’unico modo per riavere in Russia l’agognato 007 Krasikov era barattarlo con il dissidente che lo “zar” si rifiuta perfino di nominare. “Così – conclude la presidente della Fondazione Anticorruzione – ha deciso di far fuori Naval’nyj”. Abramovich non ha voluto confermare, ma non ha neppure smentito, di aver avuto un ruolo nella trattativa segreta.

In una recente intervista con il giornalista americano ed ex volto di "Fox News", Tucker Carlson, il presidente russo aveva parlato della possibilità di liberare il giornalista del "Wall Street Journal" Evan Gershkovich in cambio del rilascio di Krasikov. L'altro americano che avrebbe potuto lasciare la prigione russa è l'ex marine Paul Whelan, come Gershkovich accusato di spionaggio.

Il corpo di Naval'nyj è stato consegnato alla madre il 24 febbraio.  Venerdì primo marzo il tempio dell'Icona della Madre di Dio "Placa i miei dolori" di un quartiere della zona sud-est di Mosca" diventerà un nuovo luogo simbolo della lunga battaglia di Alexei Naval'nyj. Lì si celebreranno i funerali del principale oppositore di Vladimir Putin. Nel quartiere periferico di Maryno, in un giorno lavorativo, lontano dai luoghi iconici della capitale russa. Subito dopo le esequie il dissidente verrà sepolto nel vicino cimitero di Borisov. L'annuncio della celebrazione dei funerali è arrivato nel giorno in cui Yulia Navalnaya ha parlato all'assemblea plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo. "Putin è un maledetto mafioso, e così va combattuto", ha scandito la vedova. Nei giorni scorsi la madre Ljudmila aveva detto di avere ricevuto pressioni dagli investigatori perché accettasse esequie segrete, che avrebbero messo le autorità al riparo dal rischio di eventuali raduni di protesta. Il capo dello staff di Naval'nyj, Leonid Volkov, ha comunque chiamato i russi ad aderire a un'iniziativa di protesta silenziosa che lo stesso dissidente aveva proposto. E' il cosiddetto "mezzogiorno contro Putin". Si tratterebbe di recarsi tutti ai seggi a quell'ora dell'ultima giornata della consultazione elettorale, il 17 marzo. Vasily Dubkov, l'avvocato di Navalny che aveva accompagnato la madre nella regione artica per ottenere la restituzione della salma, è stato fermato per aver violato l'ordine pubblico. Lo hanno scritto, citando fonti non meglio identificate, i siti di "Novaya Gazeta Europa", di "Sota" e dell'organizzazione non governativa Ovd-Info. Gli stessi mass media e la ong poi hanno riferito che il legale è stato rilasciato.

La repressione in Russia non conosce soste. Oleg Orlov, già copresidente della fondazione Memorial, alla quale è stato assegnato il Premio Nobel per la pace nel 2022, è  stato condannato a due anni e mezzo di carcere e arrestato. Era accusato di "discredito" dell'esercito russo per avere criticato l'invasione dell'Ucraina. "Sono sotto processo - ha detto Orlov, citato dall'organizzazione Human Rights Watch - per un articolo nel quale ho definito 'fascista e 'totalitario' il regime politico instaurato in Russia. L'ho scritto oltre un anno fa. Allora alcuni miei amici pensavano che stessi esagerando, ma ora è chiaro che non era questo il caso".

La lenta agonia imposta da Vladimir Putin a Aleksej Naval'nyj era finita il 16 febbraio. L’avversario (nella foto) più temibile ed efficace del presidente russo aveva 47 anni. Per Vladimir Osechkin, fondatore del gruppo per i diritti umani Gulagu.net, gli sarebbe stato fatale un pugno al cuore sferrato dopo che era stato tenuto per due ore e mezzo fuori dalla sua cella a 27 gradi sotto lo zero termico.  Osechkin ha rivelato che la sua fonte è un addetto ai lavori della prigione IK-3 e che i lividi trovati sul corpo dell'oppositore sono compatibili con la tecnica del "pugno unico" già usata dai sicari del Kgb sovietico. Il cadavere è stato restituito alla madre Ljudmila Ivanovna. Secondo Ivan Zdanov, direttore della Fondazione anticorruzione di Naval'nyj, la sera del 23 febbraio i detective hanno dato a Ljudmila Naval'nayja tre ore di tempo per accettare che l'ultimo saluto al figlio fosse una cerimonia privata. La donna ha rifiutato.

Il Servizio penitenziario federale ha comunicato che il 16 febbraio Naval'nyj si è sentito male dopo la passeggiata mattutina nella colonia penale IK-3 del distretto di Yamalo-Nenets, a nord del circolo polare. Il vicino ospedale ha confermato che il personale sanitario della prigione è intervenuto subito e che sette minuti dopo è arrivata un'ambulanza. Dopo mezz’ora di inutili tentativi di rianimarlo Naval'nyj non respirava più. La televisione “Russia Today” ha ipotizzato che “un coagulo di sangue” abbia provocato una trombosi o un'embolia.

Secondo il sito di opposizione “Mediazona la salma di Aleksey Naval'nyj è stata trasportata dalla città artica di Labytnangi alla vicina Salekhard nella notte tra il 16 e il 17 febbraio sotto scorta della polizia.Mediazona” si basa sulle registrazioni delle telecamere di sorveglianza stradale. Il trasferimento con un veicolo senza contrassegni è avvenuto subito prima dell'arrivo degli avvocati di Naval'nyj e di sua madre Liudmila.

Navanl’nyj non aveva problemi di salute. La prima a dirlo è stata la madre, che il 12 febbraio lo aveva visitato e lo aveva trovato “sano e allegro”. Leonid Volkov, il braccio destro del dissidente, in un colloquio in videoconferenza il 13 febbraio con un gruppo di diplomatici europei, aveva assicurato che era “in condizioni psicofisiche sorprendentemente buone”. Aleksander Polupan, uno dei medici che nel 2020 lo avevano curato dopo l’avvelenamento con il Novichock, una neurotossina, ha riferito a “Meduza”, di non essere a conoscenza di alcun “deterioramento fondamentale o critico” della salute di Navalny.

Il dissidente ha continuato a sfidare Putin anche da dietro le sbarre e si è schierato apertamente contro l'invasione dell'Ucraina, da lui definita “la guerra più stupida e insensata del XXI secolo”. Negli ultimi tre anni aveva denunciato di essere stato ripetutamente chiuso in un'angusta cella di isolamento con i pretesti più assurdi (un bottone slacciato o l'essersi lavato il viso un po’ prima di quanto previsto dal regolamento carcerario). Solo negli ultimi giorni dell'anno il sistema penitenziario annunciò che Naval’nyj era stato trasferito oltre il circolo polare artico.

La sua filosofia di resistenza è riassunta in una frase registrata in una clip del film intitolato a lui dal regista Daniel Rohr: “Vi devo dire una cosa. Non siete autorizzati a mollare. Se decidono di ammazzarmi, vuol dire che siamo incredibilmente forti. Dobbiamo utilizzare questo potere”. Boris Nadezhdin (il cognome significa speranza), 60 anni, ex parlamentare e candidato di “Iniziativa civica”, un piccolo partito creato da un ex ministro dell’economia che non ha deputati alla Duma (la Camera bassa), un liberale che auspica la fine della guerra in Ucraina, è stato escluso dalla competizione per la presidenza della Federazione russa. Oltre il 5 per cento delle oltre 100 mila firme raccolte con lunghe file nel gelo e sotto la neve dell'inverno russo è stato invalidato. Lo appoggiavano dall’estero i collaboratori di Aleksej Navalny e di Mikhail Kodorkovskij.

L’ultimo scandalo denunciato da Naval'nyj è stato la cosiddetta Versailles di Putin a Gelendzik sul Mar Nero. Fu scoperta scoperta con i droni all’inizio del 2021 dalla “Rete Anticorruzione” di Aleksei Naval’nyj, nonostante un’ estesa no fly zone che avrebbe dovuto nasconderla. È un palazzo di 14 mila metri quadrati dotato di un porto adiacente e di una chiesa. Il parco è 39 volte il Principato di Monaco ed è gestito dal servizio segreto Fsb, erede del Kgb sovietico. La villa sarebbe costata 1,1 miliardi di euro e sarebbe una sorta di maxi tangente. Formalmente il proprietario è l’oligarca Alexander Ponomarenko. Putin dichiara uno stipendio di130 mila euro all’anno nel 2020, un appartamento di 77 metri quadrati, un garage di 18, due auto vintage Volga Gaz m 21 e un Suv.

Le accuse del blogger sono ustionanti perché vengono da un uomo che è stato un convinto nazionalista. Il dissidente nel 2007 aveva fondato il movimento politico Narod (Popolo) che fu criticato per le sue tesi xenofobe. In un video dell'organizzazione, lo stesso Naval'nyj paragonava i militanti jihadisti del Caucaso, scuri di pelle, a scarafaggi, e asseriva che mentre gli insetti possono essere uccisi con una paletta, per gli esseri umani erano necessarie le pistole. In un altro filmato Naval'nyj vestito da dentista, su uno sfondo di immagini di lavoratori immigrati proclama: "Nessuno dovrebbe essere picchiato. Tutto ciò che ci infastidisce dovrebbe essere accuratamente, ma inflessibilmente eliminato mediante la deportazione… Un dente senza radice è considerato morto. Un nazionalista è colui che non vuole che la radice "russa" venga cancellata dalla parola "Russia". Abbiamo il diritto di essere russi in Russia e lo proteggeremo”.

Ajder Muždabaev, vice caporedattore del quotidiano “Moskovsij Komsomolec” in una lettera aperta a Naval'nyj alla quale non venne data alcuna risposta, riporta presunti episodi razzisti, come il fatto di rivolgersi alla sua collega azera (o riferirsi a lei) con termini come černožopaja (culo nero). Nel luglio 2008 il partito Narod si unì ai due partiti nazionalisti e xenofobi Velikaja Rossija (Grande Russia) e DPNI (Movimento contro l’immigrazione illegale) per formare il Russkoje nacional'noe dviženie (Movimento Nazionale Russo), del quale Naval'nyj fu co-presidente.

Allo scoppio della seconda guerra in Ossezia del sud, nell'agosto 2008, il blogger anticorruzione sostenne l'operato del governo della Federazione Russa, definendo i georgiani "roditori" e chiedendo che fossero tutti espulsi dalla Russia. Nel febbraio 2011, durante un'intervista alla radio "Fnam.fm", Naval'nyj definì per la prima volta il partito Russia Unita di Putin un’accolita di "truffatori e di ladri".

Nel passato recente della Federazione Russa c'è la pagina cruenta della fine di Yevgeny Prigozhin, proprietario e capo dei feroci mercenari del “Gruppo Wagner”. L’oligarca si era ribellato a Putin il 24 giugno e i suoi uomini si erano fermati a 200 chilometri da Mosca.  Secondo la versione ufficiale  l’autocrate bielorusso Aljiaksandr Lukashenka avrebbe mediato l'accordo che il 24 giugno spense la ribellione del Gruppo Wagner, garantendo l'incolumità di Prigozhin. Lo stesso avviso sarebbe arrivato anche a Dmitry Utkin, il comandante militare della compagnia, uno dei sette passeggeri che erano sull'aereo precipitato rovinosamente durante il volo da Mosca a San Pietroburgo. Il velivolo è scomparso dai radar alle 18.20 ora locale (le 17.20 in Italia).

Il 24 giugno del 2023 quando i mercenari del Gruppo Wagner erano arrivati a 200 chilometri da Mosca, Yevgeny Prigozhin li ha fermati ed è fuggito in Bielorussia. La fonte della notizia è il presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenka che ha raccontato di aver chiesto al presidente russo Vladimir Putin di non uccidere l’uomo che aveva osato sfidarlo. “Ho detto a Putin – ha riferito – possiamo ammazzarlo, non è un problema. O al primo tentativo o al secondo, ma gli ho consigliato di non farlo”.

Diversi mercenari del Gruppo Wagner sopravvissuti alla guerra in Ucraina tornano a casa e non perdono l’abitudine di uccidere. Il quotidiano britannico “The Guardian” racconta la storia di Georgiy Siukayev, un volontario del gruppo paramilitare condannato per omicidio e reclutato nello scorso autunno dopo che Putin lo aveva graziato. L’uomo è tornato nella natia Tskhinvali, in Ossezia del sud, e ha freddato Soslan Valiyev, 38 anni, affetto da una grave disabilità dello sviluppo. Il commilitone Ivan Rossomakhin, 28 anni, anche lui reduce dal fronte ucraino, avrebbe ucciso a colpi di ascia Yulia Buiskich, 85 anni, a Novyj Burets, un centro della Regione di Kirov 600 miglia a est di Mosca. Rossomakhin era stato condannato a dieci anni di reclusione per omicidio nel 2020. Secondo Yevgeny Prigozhin nel Gruppo Wagner avrebbe combattuto anche il figlio del portavoce di Putin Dmitry Peskov. “Meduza” lo identifica come Nikolai Choles. Choles è il cognome del nonno con il quale si faceva identificare nel Regno Unito prima di tornare in Russia nel 2012, dopo aver scontato un anno in carcere per furto.

Due miliziani di Prigozhin hanno confessato all’organizzazione russa per i diritti umani “Gulagu.net” di aver ucciso venti bambini a Bakhmut e a Soledar. Una piccola di 5 anni è stata fulminata sparandole un proiettile alla testa. I paramilitari, reclutati nelle prigioni, sono Azamat Uldarov e Alexei Savichev. Le ammissioni di entrambi sono state registrate in un video. “Ho eseguito l’ordine con questa mano – racconta Uldarov – ho ucciso bambini. Una aveva solo cinque anni”. Nello stesso filmato la coppia riferisce di aver fatto saltare in aria una fossa nella quale erano stati ammucchiati più di una cinquantina di prigionieri feriti e di aver “ripulito” edifici residenziali eliminando tutti gli abitanti.

 

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