L'ora di Religione

Linee (e sottolineature) pastorali di Betori

Fede, cultura, nomine nel discorso al clero riunito a Lecceto e due passaggi brevi ma incisivi sulle cronache degli ultimi giorni. Sull’aggressione subita: “Amarezza per le indebite e infondate speculazioni che sull’evento non sono mancate da parte di malevoli. Abbiamo sempre collaborato con chiarezza e disponibilità nelle indagini. Ora attendiamo con serenità la fase processuale”

FIRENZE - L'assemblea dell'arcivescovo Giuseppe Betori con il clero, a Lecceto, è in genere considerata come il momento delle nuove nomine, ma di fatto, oltre a ridisegnare la geografia pastorale della diocesi, la relazione condotta dal titolare della cattedra di San Zanobi e di Antonino è un punto di sintesi e di proiezione che consente di cogliere le linee pastorali portanti nella chiesa locale. Il cardinale ha ricordato che comincerà a fine anno la visita pastorale e ha sviluppato il suo intervento su due temi decisivi, la condizione socio-economica e la cultura, su cui innervare la missione della Chiesa o come, dice in un altro passaggio, la “logica del Vangelo”. Sul primo aspetto: si sottolinea la riaffermazione “dell'unità e della solidarietà” e la decisività del sostegno al lavoro e alle famiglie, a partire da quella “logica del dono”, di “rigenerazione nella reciprocità”, la cui assenza ha in parte determinato l'uccisione dei due senegalesi (“ignobile gesto razzista”) nel dicembre scorso e la violenza suicida in carcere.

Sul secondo, richiamate alcune precise iniziative, alcune delle quali strutturate nel lungo periodo (come 'Il cortile dei Gentili), Betori pone l'accento sullo sfondo delle idee correnti e su come rendere conto di una “fede pensata”, che chiarifichi i suoi contenuti in un mondo in forte cambiamento, e di una fede testimoniata (e il cardinale richiama le figure di Dalla Costa e Benelli). Nel caso di Benelli “molti tra voi ne hanno potuto apprezzare direttamente le doti come guida illuminata e generosa della nostra arcidiocesi. Anche dalla sua testimonianza vogliamo trarre ragioni per una fedeltà a tutta prova alla fede e alla comunione della Chiesa”.

Fede e comunione che devono farsi cultura, con linguaggi che parlino a tutti. Questa è una sfida decisiva, che si porta dietro le altre, e che l'arcivescovo – membro del Pontificio consiglio per la Cultura - pone in relazione alla “cultura” centrale del cristiano: la cura della liturgia, con un invito a “nobilitare le azioni liturgiche” e a ricondurre a questo aspetto anche momenti pubblici, come lo scoppio del carro nel tempo pasquale. Liturgia curata, dunque, e catechesi tanto agli adulti quanto, soprattutto, ai giovanissimi per i quali chiede una “verifica dell'iniziazione cristiana” e per i quali ha predisposto una versione ad hoc della sua lettere pastorale 'Nel silenzio la Parola' (per le cresime e per l'insegnamento a scuola). Mentre sta per cominciare l' “anno della fede”, voluto da Benedetto XVI, Betori invita i parroci ad operare scelte a riguardo e annuncia decisioni nella prossima riunione del consiglio presbiterale. Si tratta, da una parte, “di farsi carico di un’attesa di Dio e della salvezza di cui la nostra cultura denuncia un grave deficit (Betori parla di secolarismo immanentista, ndr), che impoverisce le coscienze e inaridisce le relazioni”. Dall'altra “c'è anche da rigenerare nella Chiesa l’adesione alla fede e la sua testimonianza, come pure la sua corretta esposizione e la sua pertinente argomentazione”. In questo solco – di fede e testimonianze credibili - si colloca per certi versi anche il problema delle vocazioni con la richiesta alle parrocchie di essere attente “a cogliere i segni cogliere i segni vocazionali tra i giovani e a sostenerli, avvalendosi delle proposte della nostra pastorale giovanile e vocazionale”.

Bisogna misurarsi “con nuove prospettive sull’uomo e sul mondo che scaturiscono dalla ricerca soprattutto scientifica”. Con queste premesse, ma senza citarlo esplicitamente, l'arcivescovo si è riferito anche alle “cronache della nostra comunità diocesana di questi giorni”, a proposito della lettera di tre preti e una religiosa sui matrimoni gay. “L’attenzione alle condizioni delle persone – ha sottolineato Betori - non può mai portare a un travisamento della verità, nel nostro caso quella che attiene alla visione antropologica proposta dalla rivelazione. Proprio il bene delle persone richiede sì accoglienza ma prima di tutto il dono della verità senza confusioni. Lo ribadisco con speciale riferimento alla prassi di accesso ai sacramenti, in cui iniziative personali che ci distaccano dalla disciplina della Chiesa universale generano solo confusioni e fanno oggettivamente il male delle persone”. La fede, la morale, la disciplina “sono patrimonio della Chiesa e non possono essere aggiustate a nostro arbitrio”.

Da non trascurare i riferimenti più personali: sull'aggressione subita (“amarezza per le indebite e infondate speculazioni che sull’evento non sono mancate da parte di malevoli. Abbiamo sempre collaborato con chiarezza e disponibilità nelle indagini. Ora attendiamo con serenità la fase processuale”), la gratitudine per la nomina a cardinale, l'inizio della visita pastorale e la partecipazione alla prossima Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata a “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”.

In ultimo, ma non meno importante è la smentita ("discorsi a vuoto e speculazioni") a ipotesi su spostamenti nelle diocesi toscane - non viene citato il vescovo ausiliare di Firenze ma è evidente il riferimento anche a lui. La logica del Vangelo, in cui i primi sono gli ultimi e gli ultimi i primi, “è difficile da cogliere con occhi puramente umani, che sanno ragionare solo in termini di promozione e carriera. Nella Chiesa, invece, nulla va cercato per se stessi e tutto va accolto in obbedienza, vedendo nella volontà dei superiori la volontà stessa di Dio. Fuori da questi parametri ci sono solo discorsi a vuoto e speculazioni”.

Michele Brancale

Allegato - L'intervento integrale del Card. Giuseppe Betori e le nomine in diocesi

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